Attualmente il riuso è considerato un pilastro della sostenibilità, può sembrare un gesto virtuoso conservare una bottiglia per riempirla più volte o riciclare un contenitore da asporto per il pranzo del giorno dopo. Ma è davvero una pratica sicura? La risposta della scienza è chiara: il riutilizzo della plastica monouso è sconsigliato, non è salutare.
Negli ultimi anni, le ricerche hanno evidenziato un problema sempre più grave: le microplastiche e le sostanze chimiche rilasciate da tali oggetti contaminano cibi e bevande, con conseguenze potenzialmente pericolose per il nostro organismo. Come dichiarato da Sherri Mason, esperta di inquinamento e direttrice del Progetto NePTWNE presso la Gannon University in Florida, vi sono tracce del componente in quasi ogni alimento analizzato.
La plastica monouso, progettata per un uso breve, non è fatta per durare. Ogni volta che la riadoperiamo, soprattutto in condizioni di calore, si verificano due fenomeni: il rilascio di sostanze chimiche potenzialmente tossiche e la dispersione di microplastiche.
Secondo Mason, ci sono circa 16.000 sostanze chimiche conosciute nella plastica, di cui oltre 4.200 classificate come altamente pericolose. Tra queste, agenti cancerogeni lo stirene e ritardanti di fiamma, spesso presenti nella plastica nera, usata nei vassoi per sushi o negli utensili da cucina.
Anche le bottiglie d’acqua, se riadoperate, rilasciano centinaia di migliaia di particelle di micro e nanoplastiche, invisibili a occhio nudo ma pericolosamente presenti nei liquidi che ingeriamo.
Il calore è il peggior nemico del materiale. Mettere un contenitore di plastica nel microonde o versarvi del cibo caldo accelera la migrazione delle sostanze chimiche negli alimenti. Anche l’uso della lavastoviglie con cicli ad alte temperature può comprometterne l’integrità e aumentare il rilascio di particelle nocive.
Judith Enck, presidente del progetto Beyond Plastics, sottolinea che i rischi non si limitano ai contenitori usa e getta. Anche le plastiche più robuste, come le borracce o i biberon, possono degradarsi con il tempo e l’uso scorretto.
Fra i soggetti più esposti alle contaminazioni vi sono i bambini e coloro che si trovano in età riproduttiva. Le ricerche infatti evidenziano un legame tra microplastiche e declino della fertilità, oltre alla presenza sproporzionata di queste particelle nei più piccoli.
Tutto ciò rende particolarmente urgente trovare soluzioni sicure per alimenti e bevande, soprattutto in ambienti domestici. Seppure sostituire tutta la plastica nella vita quotidiana possa sembrare un obiettivo ambizioso, iniziare con piccoli passi potrebbe rappresentare un cambiamento significativo.
Megan Liu, ricercatrice del gruppo Toxic-Free Future, consiglia di concentrarsi sugli oggetti di uso quotidiano, come contenitori e piatti, e preferire soluzioni più sicure e consapevoli per proteggere non solo la nostra salute, ma anche quella del pianeta.