“Oggi ho firmato per graziare mio figlio Hunter”. Così comincia il comunicato stampa pubblicato dalla Casa Bianca, che dimostra un netto cambio di posizione rispetto a quanto affermato finora dal presidente Joe Biden.
Nei mesi scorsi, durante i due processi al figlio Hunter, uno per il caso di evasione fiscale e uno per le accuse di possesso illegale di armi, Joe Biden aveva assicurato che non sarebbe intervenuto, né graziandolo né commutando qualsiasi condanna. Invece, all’inizio dell’ultimo mese della sua presidenza, a 50 giorni dall’insediamento di Donald Trump, il capo della Casa Bianca è tornato sui suoi passi precedendo i giorni delle sentenze – per il primo caso il 16 dicembre e per il secondo il 12 dicembre – e annunciando la grazia “piena e incondizionata” per il figlio. Un ultimo “regalo”, che scatena non poche polemiche, da una e dall’altra fazione.
Trump ha reagito con indignazione scrivendo sul suo social Truth: “La grazia che Joe dà a Hunter include gli ostaggi del 6 gennaio, che adesso sono in carcere da anni? Abuso e errore giudiziario!”. Il presidente eletto infatti ha promesso di graziare i rivoltosi del 6 gennaio 2021 che diedero l’assalto al Congresso rifiutandosi di accettare l’elezione di Biden. Nelle ultime settimane alla Casa Bianca nel 2020, Trump graziò Charles Kushner, padre di suo genero Jared, oltre a diversi suoi alleati condannati nell’indagine di Robert Mueller sulla Russia. Trump adesso ha annunciato che Charles Kushner sarà l’ambasciatore a Parigi della sua amministrazione.
James Comer, uno dei repubblicani che guida l’indagine del Congresso sulla famiglia Biden, ha scritto su X che “le accuse contro Hunter erano solo la punta dell’iceberg della evidente corruzione su cui la Famiglia Criminale Biden ha mentito al popolo americano.”
In una dichiarazione Hunter Biden invece ha ribadito di essere sobrio da oltre cinque anni: “ho ammesso i miei errori commessi nei giorni più bui della dipendenza, errori che sono stati sfruttati per umiliare e mortificare pubblicamente me e la mia famiglia per motivi politici”.
Nel giugno scorso, Hunter Biden era stato giudicato colpevole di falso per aver scritto sul modulo di richiesta per l’acquisto di una pistola che non faceva uso di droghe illegali. In settembre, a Los Angeles, si è dichiarato colpevole di nove reati federali di natura fiscale, lasciando il suo destino nelle mani di un giudice. Rischiava ipoteticamente fino a 17 anni in carcere, e altri 25 per le accuse relative alla pistola – ma avrebbe anche potuto uscirne senza condanne detentive.
Durante gli incontri con la stampa, anche i più recenti, i portavoce di Biden hanno continuato a sostenere che il capo della Casa Bianca avrebbe mantenuto ladecisione dinon concedere la grazia al figlio. In un’intervista a giugno, Biden aveva risposto senza giri di parole: “Sì”. Di nuovo, al momento della condanna per le accuse di possesso illegale di armi da fuoco lo scorso luglio, con un comunicato stampa, il capo della Casa Bianca aveva ribadito di voler rispettare l’esito della giuria.
Invece, Biden ha cambiato idea. Nella nota diffusa da Washington si legge che il modo in cui il figlio Hunter è stato perseguito sarebbe “selettivo e ingiusto”, una mossa politica su pressioni degli avversari per colpire la Casa Bianca. “Dal giorno in cui ho assunto l’incarico – afferma il presidente nel comunicato – ho detto che non avrei interferito con il processo decisionale del Dipartimento di Giustizia e ho mantenuto la parola anche se ho visto mio figlio perseguito in modo selettivo e ingiusto. È chiaro che Hunter è stato trattato in modo diverso. Le accuse nei suoi casi sono emerse solo dopo che diversi dei miei oppositori politici al Congresso le hanno istigate per attaccarmi e opporsi alla mia elezione. Poi, un patteggiamento attentamente negoziato, accettato dal Dipartimento di Giustizia, è andato in fumo in aula, con diversi dei miei oppositori politici al Congresso che si sono presi il merito di aver esercitato pressione politica sul processo. Se l’accordo di patteggiamento avesse avuto luogo, sarebbe stata una risoluzione giusta e ragionevole dei casi di Hunter. C’è stato un tentativo di fare a pezzi Hunter, che è sobrio da cinque anni e mezzo… e nel tentativo di fare a pezzi Hunter, hanno cercato di fare a pezzi me, e non c’è motivo di credere che si fermerà qui. Adesso basta”.