“Sei bravo in quello che fai. Avrei una proposta per te”. È così che i recruiter dei cartelli messicani scelgono e ingaggiano gli studenti di chimica pescandoli direttamente dalle università per produrre il fentanyl. È la nuova tendenza denunciata dal New York Times, secondo cui i laboratori della droga, che nel 2023 ha ucciso 74.702 persone solo negli Stati Uniti, stanno reclutando giovani chimici più esperti e in fase di formazione per potenziare il prodotto in modo da rendere “gli americani più dipendenti” e per riuscire a sintetizzare i precursori, i composti chimici alla base del fentanyl al momento importati dalla Cina.
In una lunga inchiesta, il New York Times ha intervistato sette “cuochi” (chi produce la droga), tre studenti di chimica arruolati dal cartello di Sinaloa, il più potente in Messico e uno dei principali responsabili dell’arrivo del fentanyl negli Stati Uniti secondo il governo Usa, due agenti, un recruiter e un professore universitario, tutti sotto anonimato per paura di ritorsioni.
I giovani chimici vengono adescati dai recruiter, che per settimane studiano le loro prede, osservandoli da lontano e parlando con i familiari, gli amici, i conoscenti. Il candidato ideale deve essere appassionato alla materia, pratico e discreto, che non si lascia intimorire dall’idea di creare un prodotto letale. L’offerta è molto più che allettante: più di 800 dollari al mese – quasi il doppio di quanto viene pagato un chimico in un’azienda messicana qualsiasi –, spesso pagati anche in anticipo, casa o macchina nel caso in cui il laboratorio faccia passi avanti nella ricerca, sapendo che alle spalle c’è una famiglia estremamente bisognosa e povera.
Il docente universitario intervistato ha dichiarato di aver cominciato a delineare un fil rouge che accumunava una serie di studenti: durante le sue lezioni, alcuni chiedevano esplicitamente di voler imparare a sintetizzare cocaina e altri composti necessari per produrre droga, fra cui i precursori. Il processo di produzione è molto più difficile e richiede competenze chimiche di alto livello, al momento conosciute solo dai laboratori cinesi, principali fornitori dei cartelli messicani.
Tuttavia, con la pandemia di Covid-19, la catena di approvvigionamento ha subito un forte rallentamento: la Cina ha cominciato a limitare l’esportazione di sostanze chimiche e il governo messicano ha messo in atto misure per fermarne le importazioni. Per questo motivo, i cartelli stanno puntando sui giovani chimici per trovare la formula dei precursori e diventare indipendenti.
“Non è chiaro quanto sia diffuso il reclutamento di studenti – scrive il New York Times. – Se i laboratori riuscissero a sintetizzare i precursori comincerebbe una nuova era, in cui i cartelli messicani avrebbero totale controllo su una delle droghe più letali della storia recente”.