Joe Biden parlando dalla Casa Bianca ha esortato gli americani ad accettare l’elezione del presidente eletto Donald J. Trump e ha promesso, lanciandogli una frecciatina, un trasferimento di potere ordinato, che rispettasse la Costituzione e la scelta fatta dagli elettori. Una puntualizzazione in netto contrasto con quanto avvenne quattro anni fa, quando Trump si rifiutò di ammettere la sua sconfitta facendo false indinuazioni sulle frodi elettorali e incoraggiò i suoi sostenitori a marciare verso il Campidoglio il 6 gennaio 2021, mentre al Congresso i voti dei Grandi Elettori venivano certificati.
“L’esperimento americano dura – ha detto Biden durante il breve discorso nel Rose Garden. – Andrà tutto bene, ma dobbiamo continuare a impegnarci. Dobbiamo andare avanti e, soprattutto, dobbiamo mantenere la fede. Mi auguro che l’esito delle elezioni metta a tacere i dubbi sull’integrità del sistema elettorale. È onesto, giusto e trasparente”. Il presidente in passato aveva ripetutamente definito Trump una minaccia esistenziale per la democrazia. Biden, senza lanciare accuse per la sconfitta elettorale del suo partito, ha riconosciuto la delusione dei suoi sostenitori, affermando che “gli insuccessi sono inevitabili”. Tuttavia, anche se la sua carriera politica sta per concludersi, ha detto che non dovrebbero smettere di lottare per le cause in cui credono. “Arrendersi è imperdonabile”.
Ma all’interno del partito democratico sono in tanti quelli che ritengono che il principale imputato per la debacle elettorale sia proprio lui e la sua ostinazione a rimanere in gara, fino a quando la sua disastrosa performance al dibattito con Trump ha rivelato al Paese tutto il peso dei suoi 81 anni. Peraltro un campanello d’allarme era già suonato dopo le clamorose rivelazioni del procuratore speciale Robert Hur che indagava sullo stato di Biden. Nel documento finale Hur lo definì “un uomo anziano con poca memoria”. Il procuratore speciale venne ignorato e accusato di partigianeria con i repubblicani e molti democratici fecero quadrato intorno al presidente, convinti di poter nascondere agli elettori il suo stato reale. Quando poi nel dibattito con Trump tutta l’America con crudezza vide le sue condizioni cognitive, cominciò la frenesia all’interno del partito per trovare una soluzione, alla quale lo stesso presidente strenuamente si è opposto. Solo dopo la ribellione intestina e gli accorati appelli dell’ex presidente Barack Obama e della ex speaker della Camera Nancy Pelosi, Biden decise di fare il passo indietro. Una decisione tardiva con le primarie già fatte, che spiazzò tutti creando una situazione inedita in cui Kamala Harris, come compagna di ticket del presidente, si è ritrovata come unica candidata. Se da un punto di vista economico l’ha beneficata, perché ha potuto usare le decine di milioni di dollari di fondi elettorali che erano già stati versati per la rielezione di Biden, dall’altra parte questo l’ha anche danneggiata perché si è ritrovata a dover svolgere una campagna elettorale con tempi strettissimi senza poter prendere le distanze dal suo predecessore.
Over the next six months, President Biden will be focused on doing his job as President of the United States and building on his historic results for the American people. pic.twitter.com/52fJzvpXrD
— The White House (@WhiteHouse) July 27, 2024
L’ex sindaco di New York Michael Bloomberg ha affondato il coltello: “Non è stato bello nascondere le limitazioni di Biden agli elettori fino a quando non sono diventate innegabili nel dibattito in diretta tv”.
Fatto sta che Kamala Harris ha ottenuto poco meno di 68 milioni di voti, oltre 13 milioni in meno degli 81,2 milioni che Biden aveva preso nel 2020. Secondo Politico, che traccia una spietata analisi sulla sconfitta dei democratici, molte persone che avevano sostenuto Biden nel 2020 si sono disamorate per l’alto livello dell’inflazione e per la crisi del costo della vita. “Non decidendo di ritirarsi prima – scrive nell’analisi il giornale – e quindi non lasciando spazio ad altri per ridare ossigeno al partito con nuove proposte per rilanciare l’economia e contenere l’inflazione, Biden ha dato in eredità alla vicepresidente la sua politica moribonda alla quale la Harris era inevitabilmente legata e dalla quale non poteva districarsi”.
Il focoso e attempato senatore Bernie Sanders ha accusato la leadership del partito di aver abbandonato i tradizionali valori dei democratici e di essersi legata all’alta finanza scaricando la classe media americana. “Gli elettori democratici sono arrabbiati, vogliono il cambiamento e la leadership del partito non lo ha capito e difende lo status quo”.
Ora Trump tornerà a Washington in un Congresso suddito. Ancora non si conoscono con esattezza i margini della vittoria repubblicana al Senato perché i conteggi continuano in Pennsylvania, Nevada e Arizona, ma è chiaro che la sua influenza sul partito garantisce praticamente il controllo su Senato e Camera. Il Congresso lo aiuterà a costruire il governo che desidera perché, anche se alla Camera maggioranza non è stata ancora determinata, tutto lascia credere che i repubblicani la otterranno. Dei 435 seggi a disposizione, finora il GOP ne ha presi 210 e i democratici 197. La maggioranza è a quota 218. All’appello mancano ancora i risultati di 28 seggi, ma sono più di 20, quasi tutti in California, quelli in cui i candidati del GOP sono in vantaggio. A New York il 4° Distretto elettorale, quello della contea di Nassau, subito fuori Queens, attualmente detenuto dal repubblicano Anthony D’Esposito, con il 92,4% delle schede spogliate, vede in vantaggio la democratica Laura Gillen, con circa 6 mila voti.
In alcuni Stati il conteggio si prolungherà per almeno un’altra settimana perché la scadenza per il voto per posta è stata fissata al 12 novembre.