Oltre 10.000 soldati nordcoreani sarebbero già arrivati in Russia per affiancare le truppe di Mosca contro l’Ucraina, secondo un’analisi del ministero della Difesa sudcoreano. Gli effettivi inviati da Pyongyang sarebbero stati dispiegati in aree strategiche vicine al confine, in prevalenza nella regione di Kursk, dove da oltre due mesi le forze russe stanno cercando di annullare la più importante incursione militare di Kyiv in territorio russo dall’inizio del conflitto.
Conferme sulla presenza di combattenti nordcoreani sono arrivate nelle scorse ore anche dal Pentagono, anche se Langley non è ancora certa se le truppe siano già state coinvolte nei combattimenti. Fonti vicine a Kyiv spiegano che le forze nordcoreane in Russia includerebbero circa 500 ufficiali e tre generali, impegnati in addestramenti su vari sistemi di artiglieria e operazioni di fanteria, come la gestione dei droni e la guerra di trincea.
Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha confermato che le forze armate ucraine hanno già avuto un primo contatto con truppe nordcoreane. Umerov ha inoltre anticipato che si prevedono cinque unità nordcoreane, ognuna composta da circa 3.000 soldati, distribuite in diverse aree lungo il fronte di 1.500 chilometri che si estende tra nordest, est e sudest, per un totale stimato di almeno 15.000 militari.
Venerdì scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva descritto l’arrivo dei militari nordcoreani come una “ovvia mossa escalatoria”. “Il mondo vede chiaramente ciò che la Russia vuole veramente, e cioè la continuazione della guerra. Per questo motivo è necessaria una reazione forte e di principio”, le parole del leader ucraino.
L’allarme è massimo anche in Corea del Sud, che ha espresso “grave preoccupazione” per l’alleanza Kim-Putin e chiesto a Mosca di porre fine alla sua “cooperazione illegale” con Pyongyang. Il presidente Yoon Suk Yeol ha inoltre lasciato intendere che il suo governo prenderà in considerazione l’ipotesi di armare a sua volta gli ucraini, nonostante Seul non abbia mai prima d’ora fornito armi offensive a Paesi in conflitto.
“Potremmo rivedere la nostra posizione in modo più flessibile, a seconda del livello delle attività militari nordcoreane”, ha dichiarato Yoon, che finora ha fornito a Kyiv aiuti umanitari ed ha partecipato alle sanzioni occidentali contro Mosca.
La decisione di inviare giovani nordcoreani al fronte – molti dei quali letteralmente alle prime armi – ha sollevato un polverone di dubbi sull’effettivo contributo alla causa militare russa. Dell’armata di Kim, quantunque numerosa, sono dopotutto ben noti i problemi con logistica e approvvigionamenti. In gran parte dei disertori nordcoreani riusciti a migrare a sud sono stati riscontrati elevati tassi di epatite B e C, tubercolosi e parassiti – chiare avvisaglie di un sistema sanitario carente e di una dieta insufficiente anche per i cosiddetti reparti d’élite.
Un’analisi della Yonhap News, che cita l’intelligence ucraina, rivela che Mosca avrebbe cercato di ovviare quantomeno alle carenze tattiche di Pyongyang fornendo ai neo-alleati sistemi d’arma all’avanguardia, tra cui mortai da 60 mm, fucili AK-12, mitragliatrici e visori notturni. Ma per gli addetti ai lavori il divario di preparazione tra russi – abituati alle steppe e alle pianure aperte tipiche dell’Ucraina orientale – e nordcoreani – più a loro agio tra foreste e montagne – sembra un ostacolo difficilmente sormontabile.
Non è la prima volta che Pyongyang manda uomini in armi in giro per il mondo: il più attivo fu il “grande leader” Kim Il-sung (padre di Kim Jong Il e nonno di Kim Jong-un), che aiutò il Vietnam contro le forze USA e la coalizione araba contro Israele nella Guerra dello Yom Kippur. Ma mai nella sua storia Pyongyang aveva schierato migliaia di forze di terra fuori dai propri confini iper-militarizzati.
E continuano a inseguirsi le voci sui motivi della “fratellanza di sangue”, come i media di Seul hanno definito l’alleanza militare tra Kim e Putin parafrasando quella tra Pyongyang e Pechino ai tempi della guerra di Corea. Se non altro, la presenza di soldati nordcoreani al fronte ha il vantaggio tattico di alleviare la pressione su Mosca, che dall’inizio dell’aggressione nel febbraio 2022 ha subito oltre mezzo milione di vittime tra morti e feriti, secondo stime dell’intelligence USA.
Molto probabilmente Kim ha negoziato l’invio di armi e soldati in cambio di tecnologia bellica avanzata russa per dare nuovo slancio all’arsenale anche nucleare di Pyongyang. E se il conflitto dovesse protrarsi, l’impegno di truppe nordcoreane fornirebbe importanti risorse finanziarie per il regime semi-isolato di Kim, certo di una corposa ricompensa per l’obbedienza al Cremlino.
Ma l’altro lato della scommessa di Pyongyang è proprio l’enorme rischio a cui questa espone i giovani soldati nordcoreani, a cui le trame di Kim e Putin potrebbero aver riservato lo sconveniente ruolo di vittime sacrificali.