Risvolti per un’indagine cominciata nel 2018. I procuratori di Manhattan hanno ottenuto un mandato d’arresto per un commerciante di antichità di alto profilo, Edoardo Almagià. Dalle 80 pagine degli atti depositati in tribunale si apprende che l’italiano è accusato di aver trafficato illegalmente migliaia di manufatti fra New York e il Bel Paese per un valore di decine di milioni di dollari. Almagià deve anche rispondere di associazione a delinquere, partecipazione a uno schema di frode e possesso di beni rubati di proprietà dell’Italia.
A questo punto, Matthew Bogdanos, capo dell’unità per il traffico di antichità del procuratore distrettuale di Manhattan, chiederà all’Interpol di estendere il mandato di arresto a livello internazionale, permettendo alle autorità di tutto il mondo di trattenere Almagià che, dopo essersi formato all’Università di Princeton e aver fatto da spola fra Stati Uniti e Italia, ora risiede nello Stivale. Il New York Times, che per primo ha riferito la notizia, non ha specificato la località precisa, ma, a fronte di un colloquio telefonico, ha riferito che il commerciante nega di aver commesso illeciti: “Non nego le accuse, ma non le accetto”.
In questi sei anni di indagini, sono state recuperate 221 antichità per un valore di quasi 6 milioni di dollari dal Cleveland Museum of Art, dal J. Paul Getty Museum, dal Fordham Museum of Greek, Roman and Etruscan Art, dal Museum of Fine Arts di Boston, dal museo d’arte dell’Università di Princeton e da altre istituzioni.
Negli atti, Almagià viene descritto come un grande commerciante che ha venduto e donato manufatti preziosi a importanti musei e collezionisti, ma che ha cominciato a importare illegalmente sculture romane e ceramiche etrusche una volta stabilitosi a Manhattan. È talmente preciso e scrupoloso nella sua attività che teneva un registro, rinominato dagli inquirenti “il libro verde”, con tutti gli oggetti saccheggiati che aveva trafficato fra Stati Uniti e Italia – circa 1.700. Un informatore aveva già provato a farne una copia, riuscendo a stampare solo una decina di pagine – consegnate poi alle autorità – ma era stato fermato da Almagià in persona.
Dai documenti si apprende anche che le autorità italiane avevano già avuto dei sospetti che il commerciante operasse in modo illecito per alcuni contatti che aveva con dei tombaroli. Il suo appartamento nell’Upper East Side era stato perquisito nel 2006 dagli agenti di polizia italiani insieme a quelli americani della Homeland Security. All’epoca Almagià aveva consegnato una parte degli oggetti e preso accordi per restituire il resto, ma era poi fuggito dagli Stati Uniti. Aveva intanto spedito un container con della refurtiva verso Napoli, dove è stato sequestrato.