In occasione di Lucca Comics & Games 2024, il celebre fumettista statunitense Daniel Clowes, autore di graphic novel acclamati come Ghost World, Ice Haven e David Boring, approda per la prima volta in Italia per raccontarsi al pubblico.
In dialogo con Ratigher, editore e fumettista, e Luca Valtorta, giornalista e critico, Clowes ripercorre le tappe della sua carriera e il percorso che l’ha portato a diventare un punto di riferimento internazionale del fumetto d’autore. Grazie alla collaborazione con Coconino Press, l’evento celebra anche il lancio dell’edizione integrale di Eightball, la storica raccolta in cui il creativo ha pubblicato molte delle sue storie più amate a partire dagli anni ’90.
Clowes racconta come la sua carriera sia iniziata per caso, spinto da un profondo desiderio di realizzare qualcosa di nuovo quando, intorno ai vent’anni, era a un passo dall’abbandono della strada intrapresa. La sua perseveranza è stata premiata: Eightball è diventato un cult, con la pubblicazione negli anni di 24 numeri con storie uniche e originali, oltre a segnare l’inizio di una prolifica carriera.
“Stringevo la matita con così tanta forza che mi faceva male,” confida l’autore, descrivendo quanto fosse nervoso e teso nelle prime fasi del suo lavoro. Col tempo, però, il suo approccio è cambiato: “Ora le mie forme sono più morbide”, spiega, riferendosi alla maturità raggiunta con l’esperienza, “la mano è leggera, e le linee appaiono più naturali.”
Cresciuto negli Stati Uniti, Clowes è stato inevitabilmente influenzato dai fumetti di supereroi, sebbene con un approccio critico. Sin da giovane, infatti, è stato affascinato dalle versioni più ridicole e ironiche di questi archetipi. “La pop art mi ha permesso di integrare nelle mie opere una componente umoristica e surreale,” mentre, spiega come il suo approccio a questi personaggi sia stato sempre atipico. Infatti, i supereroi nei suoi racconti non incarnano forza o eroismo, ma piuttosto una visione ironica e capovolta della società.
L’artista si è cimentato anche nel mondo del cinema con l’adattamento di Ghost World per il grande schermo, per il quale ha ricevuto una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Seppure abbia apprezzato l’esperienza, il suo legame col fumetto resta primario: “Quando si lavora a un film, si cede parte del controllo creativo”, riconosce di preferire il disegno per la sua autonomia artistica. “Collaborerei ancora in ambito cinematografico, ma solo trovassi un grande regista” e ipotizza nuove possibilità distopiche per i suoi personaggi più che semplici adattamenti agli originali.
Parlando del proprio metodo di lavoro, il fumettista rivela un’attitudine quasi meditativa: “Per me, ogni parte del processo creativo è come una cena a sette portate, dove la migliore è sempre l’ultima.” Il disegnatore ammette di essere estremamente preciso nella costruzione delle vignette, inizia da schizzi stilizzati che sviluppa e modifica fino a raggiungere la perfezione. “Posso impiegare anche due settimane per completare una pagina,” e evidenzia come ogni linea e dettaglio siano frutto di una meticolosa riflessione.
Il mondo americano che Clowes rappresenta nelle sue realizzazioni è intriso di realtà crude, influenze culturali e contraddizioni, dove alienazione e ossessioni si fondono in atmosfere surreali. Attraverso figure disincantate e situazioni assurde, il fumettista cattura aspetti della società statunitense che emergono con forza anche in Monica, in cui il riferimento alla crisi di fiducia sociale e politica è evidente. Clowes stesso osserva come i cambiamenti nella società statunitense lo influenzino indirettamente: “Cerco di non fare storie troppo politiche, ma ciò che assorbo entra inevitabilmente nei miei lavori.”