È bastato un voto all’ONU per far perdere il posto di lavoro a Diana Mondino, la ministra degli esteri argentina sollevata dall’incarico dopo che la sua delegazione in Assemblea Generale ha detto “sì” a una risoluzione per la revoca dell’embargo economico degli Stati Uniti contro Cuba.
Una posizione che non ha stupito nessuno, visti i buoni rapporti che l’Argentina ha sempre avuto con Cuba, ma che ha fatto infuriare il presidente Javier Milei totalmente contrario alla rimozione delle sanzioni. Il presidente argentino non si è fermato nemmeno di fronte all’unanimità del voto registrata al Palazzo di Vetro, dove su 190 presenti hanno votato contro soltanto Stati Uniti e Israele.
Mondino verrà ora sostituita dall’ambasciatore argentino negli USA Gerardo Werthein, uomo d’affari e figura influente all’interno del governo.
Ieri, il Paese è rimasto paralizzato da uno sciopero dei trasporti di 24 ore che ha provocato gravi disagi per la popolazione. Si sono fermati treni, metropolitane, camion, navi e aerei, mentre i sindacati che hanno organizzato varie mobilitazioni, tra blocchi stradali e picchetti, hanno definito l’iniziativa come “l’inizio di un piano di lotta” contro il governo di MIlei.
“L’Argentina – ha detto Milei – sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti e questa nuova tappa esige che il corpo diplomatico rifletta in ogni sua decisione i valori della libertà, della sovranità e dei diritti individuali che caratterizzano le democrazie occidentali. La Repubblica Argentina difenderà tali principi in tutti i fori internazionali ai quali partecipa e il governo avvierà un audit del personale di carriera del ministero degli Esteri con l’obiettivo di identificare i promotori di agende nemiche della libertà”.
In questa linea Mondino non è riuscita a trovare spazio, nonostante fosse stata una delle scelte più sicure durante la formazione dell’esecutivo. Professoressa di economia, è stata una delle figure chiave nel mediare le dispute diplomatiche tra Milei e gli alleati tradizionali dell’Argentina come il Brasile e la Spagna, e si è fatta promotrice di un dialogo con la Cina visitando Pechino lo scorso aprile.
Non è riuscita però a distendere i rapporti tra Milei e l’ONU, che da candidato, in campagna elettorale, aveva definito le Nazioni Unite come un’organizzazione dalla “agenda socialista”. “Io non faccio affari con i comunisti”, ha ripetuto più volte.
Il blocco contro Cuba è iniziato nel 1960 e sono passati oltre trent’anni da quando, nel 1992, l’Assemblea Generale rivolse per la prima volta agli Stati Uniti la richiesta di sospensione dell’embargo.
Il nuovo ministro degli esteri Werthein è un noto imprenditore che è stato per anni alla guida della holding Grupo Werthein, con ramificazioni nei settori immobiliare, delle costruzioni, agricolo, alimentare e delle telecomunicazioni.
È nato in una famiglia russa di origine ebraica. Il suo bisnonno, Leon Werthein, emigrò dalla Bessarabia in Argentina nel 1904 con sua moglie Ana Jajam e i loro quattro figli, Gregorio, Elisa, Numo e Israel, in fuga dalle persecuzioni contro gli ebrei nell’Impero Russo.