La Columbus Day Parade del 2024? È stata un interessante tuffo nel pozzo della cultura popolare nazionale, all’insegna delle maschere italiane e lontano dalla trita polemica che riscalda solo i cultori dell’Indigenous Day.
Marciando stamattina lungo la Quinta Strada nel corteo di celebrazione annuale dell’esploratore italiano ho scoperto la nuova iniziativa culturale, promossa per la prima volta quest’anno dal nostro governo con lo scopo di valorizzare le peculiarità popolari nazionali e farle rivivere tra le comunità all’estero.
Io devo ringraziare mio nipote novarese Fabio che, sapendo che oggi sarei andato al corteo, ieri mi aveva detto di salutargli il suo amico Re Biscottino, venuto da Novara a New York per la sfilata.
In effetti, la novità di quest’anno è che, dietro le delegazioni ufficiali del Consolato, della Columbus Citizens Foundation e tante altre, si potevano ammirare e applaudire le maschere comunali arrivate da tutte le regioni italiane.
Re Biscottini e la regina Cunetta al suo fianco mi hanno spiegato come era nata la maschera a Novara. Prima era celebrato “El ciavatin”, “il ciabattino”, ma con il boom dell’industria dolciaria dei biscottini, grazie alla prima ditta artigianale di Luigi Camporelli nel 1852, poi seguita dalla versione industrializzata dei Pavesini, la città ha pensato che fosse giusto nominare Re il dolcetto dalla forma e leggerezza inconfondibile. La Regina lega, invece, il suo nome a un’altra fondamentale innovazione del posto: la “cunetta” (dal latino “cuniculum”) costruita nel 1875 attorno ai baluardi novaresi per convogliare acqua piovana e rifiuti fuori dalla città e rendere l’aria più salubre.
Ho appreso la seconda storia incuriosito dalla maschera color pesca (pallido) di una giovane signora con in mano un curioso mazzetto di fiori con in cima il frutto (finto). “Sono la Principessa Persechina (“Persech” è la pesca in dialetto ligure e lombardo) e rappresento Borghetto Santo Spirito, in Liguria, la capitale italiana delle pesche bianche, chiamate i Michelini”, mi ha detto orgogliosa la maschera. E poi, tutto d’un fiato, ha aggiunto: “Lo sa che c’è un legame con l’America, in questo frutto? Emigrati italiani, tornati a casa loro in Liguria durante la Grande Depressione degli Anni Trenta, portarono con loro la talea di una pesca che avevano conosciuto e coltivato negli Stati Uniti. Non avevano tanta fiducia nell’innesto, visto che il viaggio di ritorno, in mare, era molto lungo e il germoglio poteva morire. Invece, sopravvisse e così è nata in Italia la pesca Michelini”. Il nome viene, appunto, da Antonio e Pietro Michelini, i due fratelli agricoltori che ebbero quella brillante idea: la loro fuga obbligata dalla crisi americana è diventata una storia agricola di successo nella patria ritrovata.
Il Ministero degli Esteri ha selezionato il Centro di Coordinamento delle Maschere italiane quale ente di riferimento per invitare al Columbus Day 130 personaggi popolari nei carnevali da tutte le regioni. Bella iniziativa. Libera la Giornata di Colombo dalla correttezza politica “globale” del Terzo Millennio e restituisce agli italiani di ogni origine la gioia di riscoprire le loro radici.