La valutazione a caldo dopo il dibattito su ABC aveva messo d’accordo tutti i telespettatori: Harris ha vinto, Trump ha perso.
Ma per essere più lucidi sull’effetto sul voto di novembre, era prudente aspettare che le passioni si raffreddassero, e che l’entusiasmo dei Democratici e lo scoramento dei Repubblicani si confrontassero con i sondaggi. A sinistra, c’era chi si illudeva in un bis delle conseguenze del confronto tra Biden e Trump sulla CNN.
Ma mentre il decrepito Joe fu cacciato (dai suoi) dopo la debacle, Trump è sopravvissuto bene (è sopravvissuto bene anche al secondo attentato alla sua vita, ma questo è tema di un prossimo Controcanto): nella media dei sondaggi RCP è, oggi 16 settembre, 1,7 punti sotto Harris, solo un calo dello 0,7% dal giorno della sfida, quando il sondaggio NPR/PBS News/Marist dava a Donald, a livello nazionale, il 48% contro il 49% di Kamala. E, addirittura, un sondaggio nello Stato swing della Carolina del Nord, fatto dal Trafalgar Group nei giorni post-dibattito, 11 e 12 settembre, ha dato Trump in vantaggio 48,4% a 46%.
Ma i numeri non dicono tutto. La gestione del dibattito dei due moderatori di ABC è apparsa subito sbilanciata a favore di Harris, ma i successivi commenti, non solo di Fox, hanno esposto la scorrettezza professionale commessa da David Muir e Linsey Davis. Il duo aveva preparato da mesi le contestazioni da fare, in diretta, alle (prevedibili) risposte di Trump, un approccio che non avevano preparato per le risposte di Harris. Questa disparità era già scorretta sul piano etico, in quanto dai moderatori ci si aspetta imparzialità, ma il contenuto degli scambi è risultato anche peggiore.
Sull’aborto, per esempio, Trump ha correttamente riportato che il governatore della Virginia aveva detto che il neonato poteva essere lasciato morire alla fine della gravidanza in casi di disabilità gravi. Trump si riferiva a questa risposta dell’allora governatore Ralph Northam in un’intervista radiofonica nel 2019: “L’infante sarebbe stato fatto nascere e tenuto in vita confortevolmente, se questo era il desiderio della madre e della famiglia. E poi ci sarebbe stata una discussione tra il dottore e la madre.” Ossia, sulla fine dell’infante nato vivo, se tenerlo in vita o ucciderlo. Davis ha ribattuto a Trump sostenendo che “non c’è alcuno Stato negli USA dove è legale uccidere un bambino dopo che è nato.”
A proposito, il gruppo pro-vita Susan B. Anthony ha però inviato una lettera ad ABC chiedendo una rettifica: “La dichiarazione della Davis tragicamente ignora la realtà di bambini che sopravvivono a falliti aborti dell’ultima ora ma ai quali viene negata una cura medica di base e sono lasciati morire.” Nove Stati e il Distretto di Washington hanno leggi senza limiti temporali agli aborti, secondo l’Istituto Guttmacher, filo-abortista, e ciò crea possibili casi di eutanasia legalizzata.
Ci sono stati altri temi in cui i cosiddetti moderatori hanno accusato ingiustamente Trump di dire cose sbagliate, e sono poi stati corretti. Come sul trend dei crimini in America: per lui grave, per i due di ABC no, e i numeri dell’FBI sono dalla sua parte.
Harris, dal canto suo, ha detto di essere sempre stata contro il fracking o di non essere responsabile dei milioni di clandestini dal Messico. Falsità, ma i due ineffabili giornalisti non l’hanno sbugiardata.
Il punto più generale, sul dibattito del 10 settembre che il giorno dopo, sul WSJ, un repubblicano DOC come Karl Rove ha definito “catastrofico” per Trump, è che, via via, la gente ha visto sempre meglio come era andata quella sera. La partigianeria smaccata contro Trump di ABC, combinata con la simpatia per Harris. La quale, ottima per come ha dialetticamente incastrato Trump, ha mostrato al Paese chi è lei, con il suo piano: una dispensatrice di welfare statale, ossia una Biden Due. E gli americani interpellati nei sondaggi l’hanno capito.