Trentun anni, ormai nota come attivista dell’ultra destra repubblicana, Laura Loomer è tornata sotto i riflettori negli ultimi giorni perché ha accompagnato Donald Trump (al contrario della moglie Melania) in diverse occasioni importanti: c’era al dibattito con Kamala Harris, c’era agli ultimi comizi. Ma da dove arriva la giovane estremista?
Dal gennaio del 2021, è stata almeno nove volte nella tenuta di Trump in Florida a Mar-a-Lago. Era nell’aereo di Trump verso le primarie in Iowa, il 15 gennaio. Nella primavera del 2023, scrive il New York Times, fu quasi assunta dalla campagna Trump per le presidenziali, secondo varie fonti interne al campo Trump. L’operazione non andò a buon fine perché c’erano troppe voci critiche contro di lei. Molti repubblicani sono preoccupati, adesso, perché la sua presenza a fianco dell’ex presidente negli ultimi due mesi cruciali prima del voto indica uno spostamento a destra del messaggio elettorale, proprio mentre sarebbe necessario andare a caccia di elettori indipendenti e centristi; i fautori del Make America Great Again non hanno bisogno di essere convinti a votare Trump.
Le credenziali di destra di Loomer invece sono impeccabili. Nata a Tucson, Arizona, era ancora all’università di Barry vicino Miami quando girò un video clandestino sui funzionari dell’ateneo che discutevano la sua proposta di creare un club per gli studenti fautori dell’ISIS. Il video fu usato da Project Veritas, gruppo conservatore fondato dall’attivista di estrema destra James O’Keefe, che poi prese Loomer sotto la sua ala. In quel periodo, Loomer lavorò anche con Jack Posobiec, altro cospirazionista che ha un podcast e un enorme seguito social, recentemente invitato a far parte della squadra rapida di reazione online durante il dibattito ABC fra Trump e Harris.
La giovane continuò a far notizia. Nel 2017 interruppe una rappresentazione del Giulio Cesare di Shakespeare all’aria aperta a Central Park a New York, perché il dittatore romano era truccato da Trump; subito dopo la scena dell’assassinio, Loomer saltò sul palco urlando “questa è violenza contro Donald Trump! Stop alla normalizzazione della violenza politica contro la destra!”
Nel 2020 ha tentato l’ingresso nella politica attiva, candidandosi nel 21esimo distretto della Florida per la Camera dei Rappresentati di Washington- come repubblicana naturalmente. Vinse le primarie, e Trump si congratulò su Twitter: “Fantastico Lauren! Hai una grande opportunità contro una marionetta della Pelosi!”. Vinse però la “marionetta” democratica. Loomer ci ha riprovato due anni dopo sfidando alle primarie il deputato Daniel Webster sempre in Florida; ma ha vinto Webster.
Non propriamente una carriera stellare. Fra i suoi sostenitori all’epoca c’era Roger Stone, politico di lungo corso noto fin dall’epoca Nixon, che Loomer chiama “il mio mentore” e che è vicino a Trump (da presidente, lo graziò quando nel 2019 fu condannato per sette reati).
Loomer è celebre soprattutto per le sue dichiarazioni urticanti, criticatissime dai democratici ma sgradevoli anche per molti repubblicani. C’è di tutto: razzismo, sessismo, omofobia, islamofobia, con parole senza possibilità di equivoci. Ha descritto l’Islam come “un cancro”, ha usato l’hashtag #proudislamophobe, fiera di essere islamofoba. In un post del luglio 2017 su Twitter, celebrò la morte dei migranti nel Mediterraneo commentando un post che dava conto dei morti fino a quel momento nell’anno, oltre duemila. “Bene! Speriamo in altri duemila” scrisse Loomer.
Nel 2018 Twitter la mise al bando per i suoi troppi post anti Islam. Lei si ammanettò ai cancelli della compagnia a New York mettendosi sul petto una stella gialla di David: Loomer è ebrea.
Quando Elon Musk comprò Twitter – ora X – l’accounto di Loomer fu fra quelli che furono reintegrati e da allora ha costruito un seguito di oltre 1,2 milioni di follower. Loomer tiene una rubrica online in cui spesso elogia Trump e critica chiunque le appaia come un rivale. Due giorni prima del dibattito, ha scritto su X che se Kamala Harris vincesse le elezioni la Casa Bianca “puzzerebbe di curry”, riferimento non proprio sottile all’origine etnica della madre della vicepresidente, che veniva dall’India.
Non è piaciuto neanche alla deputata Marjorie Taylor Greene, repubblicana della Florida, che sempre su X ha parlato di un post “scandaloso, estremamente razzista, che non rappresenta chi siamo come repubblicani o come MAGA”. Le due si conoscono bene e negli ultimi anni si sono scontrate su numerosi temi. Loomer ha replicato con una cascata di tweet in cui accusa Greene di essere “gelosa” della sua vicinanza a Trump, attaccandola personalmente e citando le controverse dichiarazioni della deputata. Quanto al curry, “Non intendo scusarmi perché ho senso dell’umorismo”. È la scusa preferita di chi valica i limiti del buon gusto o del ‘politicamente corretto’: ‘ma io scherzavo’.
Anche alcuni pezzi grossi del partito sono preoccupati dalla fiducia che il candidato alla Casa Bianca ripone nel personaggio. Lindsey Graham, senatore della Carolina del Sud, giovedì ha detto all’HuffPost che Loomer è “veramente tossica”. Lei ha risposto attaccandolo su X e discutendo la lealtà di Graham verso Trump. Venerdì, Thom Tillis, senatore repubblicano della Carolina del Nord, l’ha definita – sempre su X – “una complottista pazza che regolarmente sputa immondizia per spaccare i repubblicani”. Loomer, sempre combattiva, ha risposto chiamandolo RINO (Republican Only In Name).
E Trump? Un colpo al cerchio e uno alla botte: “Non controllo Laura, è uno spirito libero” ha detto ieri. Più tardi ha scritto sul suo social Truth: “Non sono d’accordo con certe sue affermazioni, ma come milioni di persone che mi sostengono è stanca di vedere Marxisti radicali di sinistra e Fascisti che mi attaccano con violenza e mi calunniano, fino al punto di fare qualunque cosa per fermare il loro Oppositore Politico, IO!”