Il cambiamento climatico, avvisano gli esperti, può avere conseguenze irreparabili anche sulle infrastrutture. A confermarlo gli inquietanti scricchiolii dei ponti americani, un quarto dei quali costruito prima del 1960.
Il caldo estremo e l’aumento delle inondazioni rischiano di accelerare la disintegrazione di strutture che già avrebbero bisogno di riparazioni.
Secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano New York Times “l’invecchiamento prematuro è una minaccia silenziosa ma crescente alla circolazione di persone e merci in tutto il paese”.
I ponti progettati e costruiti decenni fa con materiali non destinati a resistere a bruschi sbalzi di temperature ora si gonfiano molto più velocemente e contraendosi, rimangono indeboliti.
“È talmente caldo”, ha dichiarato Paul Chinowsky, professore di ingegneria civile presso l’Università di Boulder in Colorado, “che i pezzi che trattengono il cemento e l’acciaio possono letteralmente cadere a pezzi come nel Tinkertoys, un gioco di costruzione per bambini, questo ovviamente non accadrebbe in circostanze metereologiche normali”.
A causa delle temperature particolarmente elevate di quest’anno, gran parte delle infrastrutture della nazione, dalle autostrade, alle piste, ne ha risentito anche se la criticità maggiore ha riguardano i viadotti.
Da uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE, emerge che i picchi di calore in America potrebbero causare il crollo, entro il 2050, di un ponte d’acciaio su quattro. Tuttavia anche forti precipitazioni possono aumentare il fenomeno del “bridge spurgate”, l’erosione dei sedimenti del suolo intorno alle fondamenta, che con il trascorre del tempo diviene la principale causa di cedimento.
Le chiusure dei collegamenti influiscono anche sulle catene di approvvigionamento e il costo delle merci. L’American Transportation Research Institute, un’organizzazione di ricerca senza scopo di lucro, prevede che le interruzioni aumenteranno in maniera significativa in tutto il paese e potranno aggravare di circa 2,5 milioni di dollari al giorno i costi di autotrasporto a causa dei ritardi e del carburante aggiuntivo.
Seppure l’amministrazione Biden abbia cercato di risolvere il problema attraverso una legge che nel 2021 ha stanziato 110 miliardi di dollari il finanziamento è risultato insufficiente.
Agenzie governative e ingegneri solo recentemente hanno iniziato a sviluppare standard idonei a contrastare gli eventi avversi, ha sottolineato Jim Tymon, direttore esecutivo dell’American Association of State Highway and Transportation Officials, un ente di definizione degli standard pubblici.
A guidare gli avveniristici progetti è stato il Colorado che nel 2018 nella pianificazione delle sue strade ha incluso anche gli effetti del cambiamento climatico.
I funzionari locali hanno chiesto a Hussam Mahmoud, un ingegnere civile e professore alla Colorado State University, di esaminare l’aumento del deterioramento e dello stress nei giunti dei ponti in acciaio e quello che è emerso è stato preoccupante.
“Per decenni, le superfici dei ponti sono state chiuse a cerniera con giunture di dilatazione a denti a forcella, incorporate nell’acciaio e nella pavimentazione per adattarsi al normale rigonfiamento e contrazione tra caldo e freddo. Purtroppo a causa dell’eccessivo calore le articolazioni si sono gonfiate in misura maggiore”, ha spiegato Mahmoud, “il problema è peggiorato quando i giunti surriscaldati si sono espansi strettamente attorno ai detriti dell’asfalto che solitamente si accumulano tra di loro. Quando questo accade, il ponte può rimanere danneggiato in modo permanente”.
Tutto ciò a sua volta genera altre conseguenze. I viadotti in acciaio sono stati progettati per inclinarsi al passaggio di carichi pesanti, ma le attaccature ostruite mantengono rigide le travi, che hanno difficoltà poi a distribuire il carico dei camion di grandi dimensioni.
Per determinare la fragilità dei ponti e iniziare le loro manutenzioni gli ingegneri risalgono alla data di costruzione dando la priorità a quelli che hanno più di 50 anni.