È finita come doveva finire. Gennaro Sangiuliano non è più il ministro della Cultura del governo di Giorgia Meloni. Deve la sua fine politica solo alle sue scelte, nella carriera e di vita: negli ultimi mesi ha inanellato una serie infinita di errori, di comportamenti non all’altezza dell’incarico che gli era stato affidato che lo hanno messo in un vicolo cieco. E alla fine è andato a sbattere.
La gigliottina sotto la quale ha messo la testa da solo si chiama Maria Rosaria Boccia, una signora di Pompei che Sangiuliano ha avuto al suo fianco per diversi mesi in moltissime iniziative pubbliche e promettendole mari e monti: nel caso specifico una nomina a “consulente per i grandi eventi” della Cultura. Poi rapidamente accantonata quando ha capito che stava per esplodere lo scandalo.
Ma accanto a questa scelta politica, il ministro ha intrecciato una relazione personale con Boccia. Può accadere di cominciare una storia, rientra tra i casi della vita di provare attrazione e di essere ricambiato. Ma se mischi il rapporto personale con il lavoro, la politica, la professione, prima o poi, la pentola esplode. Soprattutto se a casa ti aspetta una moglie e agli italiani hai promesso di mettere fine al dominio culturale della sinistra e di offrire e dare valore a una nuova narrazione.
L’ego ipertrofico di Gennaro Sangiuliano, la sua propensione alle gaffe, la convinzione che il titolo di ministro lo mettesse al riparo da qualsiasi problema hanno fatto il resto. E non lo ha aiutato neanche chi lo aveva elevato al soglio ministeriale, ovvero la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Lo ha difeso, ha detto di credere alla sue verità (“non un soldo pubblico è stato speso a favore di Maria Rosaria Boccia”), gli ha personalmente consigliato una tragica intervista in televisione condotta in prima persona dal direttore del Tg1. Peccato che un attimo dopo la messa in onda, la signora Boccia abbia sbugiardato il ministro su Instagram e abbia chiaramente detto di disporre di materiale per continuare a contestare la difesa di San Giuliano.
Come Giorgia Meloni abbia riposto fiducia in una persona come Gennaro Sangiuliano resta un mistero. Come si fa a prendere sul serio una persona che nel giro di pochi anni cambia quattro volte partito politico?
A quel punto, continuare nella difesa a oltranza non metteva più in gioco la testa del ministro della Cultura, ma l’intero governo a cominciare da chi lo guida. Pensate solo – tralasciando le possibili azioni di Boccia – ai commenti che ci sarebbero stati alla apertura del G7 della Cultura previsto nel giro di un paio di settimane. Come avrebbe fatto Sangiuliano a presiederlo e a pensare di essere preso sul serio dai colleghi delle altre nazioni?
Ora fuori dal Ministero, potrà difendersi come meglio crede senza coinvolgere in alcun modo le istituzioni che sicuramente Sangiuliano non ha per nulla rispettato. E avrà il tempo di scrivere tutti i libri che ha promesso a cominciare da quello sulle gaffe dei giornalisti. Potrebbe essere davvero un best seller. Basta che il capitolo iniziale sia tutto dedicato alle gaffe di Gennaro Sangiuliano.