Molte delle spiagge americane ogni anno subiscono erosioni e danni dovuti ai cambiamenti climatici. Per sostituire la sabbia e risanare le marine i governi statali spendono milioni di dollari.
A Wrightsville Beach, in Carolina del Nord, per due mesi, oltre 100 autocarri hanno riversato sugli arenili tonnellate di rena. Il progetto nato per fronteggiare i danni provocati dalle tempeste è costato circa 15 milioni di dollari e dovrà essere ripetuto ogni quattro anni. Dal 1939 in questa località sono stati realizzati 27 progetti di ripascimento – il dragaggio di materiali da un’area costiera per alimentare una spiaggia – per un costo nel 2022 di quasi 107 milioni di dollari.
A causa delle spese sempre più elevate, molti cittadini si chiedono se sia davvero necessario finanziare questi piani o se debbano essere trovate soluzioni alternative.
I dati rilevati dal programma per lo studio delle coste sviluppato dalla Western Carolina University mostrano che oltre 2.500 progetti di risanamento degli arenili in tutti gli Stati Uniti sono costati complessivamente oltre 10 miliardi di dollari nell’ultimo secolo.
Nel 2013, a causa delle tempeste tropicali gli interventi sono stati 75, il numero più alto dal 1923, il primo anno in cui sono state disponibili le rilevazioni della WCU. L’anno che ha registrato costi maggiori è stato invece il 2014, con 925 milioni di dollari, oltre tre quarti delle opere erano già state ripetute nel tempo.
Joe Vietri, direttore del National Planning Center for Coastal and Storm Risk Management presso l’U.S. Army Corps of Engineers, un centro americano per il controllo costiero, in un’intervista alla stampa ha spiegato che tali risanamenti sono necessari. “L’obiettivo è fornire un cuscinetto tra l’oceano e la comunità, dove la spiaggia aveva una banchina e un sistema di dune stabili i danni sono stati decisamente inferiori”. Il suggerimento, quindi, è di intervenire in maniera proattiva piuttosto che riparativa, in modo da contenere a lungo termine anche i costi.
Tuttavia a causa dell’incremento del numero dei progetti è salito anche l’aumento dei prezzi. Se nel 1950 la spesa poteva aggirarsi intorno ai 30 milioni di dollari, nel 2010 era già salita a circa 616 milioni. Nell’ultimo decennio le spese si sono stabilizzate sui 490 milioni, ma fra il 2024 e il 2050 potrebbero addirittura raddoppiare.
Andy Coburn, direttore associato del Programma per lo studio delle coste della Western Carolina University, ritiene che gli interventi in seguito dovranno diminuire per lasciare spazio ad altre politiche pubbliche. “Nel corso del tempo, quando la sabbia inizierà a scomparire, la spesa diverrà proibitiva”. Coburn propone quindi un processo chiamato “ritirata strategica”, in cui le persone si spostano dalle aree ad alto rischio. “Questa soluzione potrà rimuovere le proprietà che sono vulnerabili ai processi costieri prima che vengano danneggiate. In teoria, è molto facile anche se in pratica non è ancora stata perseguita da nessuno”.