Ksenia Karelina, ballerina dilettante con doppia cittadinanza russa e statunitense, è stata condannata a 12 anni di carcere da un tribunale russo con l’accusa di tradimento per aver donato 51 dollari a una ONG ucraina. Soldi che, per Mosca, sarebbero finiti all’esercito di Kyiv.
La sentenza è stata emessa la scorsa settimana dopo un processo a porte chiuse tenuto nella città di Ekaterinburg, a circa 1.600 chilometri a est di Mosca. Karelina, cittadina statunitense dal 2021 e residente a Los Angeles, era stata arrestata lo scorso gennaio durante una visita alla famiglia. Inizialmente la donna era stata arrestata con l’accusa di “atti di teppismo”, un’accusa che è stata successivamente aggravata a tradimento.
Secondo l’accusa, Karelina avrebbe trasferito denaro all’ONG Razom for Ukraine che, secondo il Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB), avrebbe usato i fondi per far comprare armi all’esercito ucraino. La ballerina ha ammesso di aver donato poche decine di dollari, ma ha dichiarato tramite il suo avvocato, Mikhail Mushailov, di aver creduto che i fondi sarebbero stati utilizzati per aiutare le vittime del conflitto. Nonostante ciò, il tribunale l’ha giudicata colpevole e ha inflitto una pena di 12 anni in una colonia penale, contro i 15 chiesti dai pubblici ministeri.
Razom for Ukraine ha negato categoricamente qualsiasi coinvolgimento nella fornitura di armi, sottolineando invece la sua missione umanitaria e di soccorso in caso di catastrofi.
Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, il governo russo ha intensificato le misure repressive, con oltre 1.000 procedimenti penali avviati contro dissidenti e oppositori pacifisti. Lo scorso anno, il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che ha aumentato la pena massima per tradimento da 20 anni all’ergastolo.
La condanna di Karelina arriva a pochi giorni dallo storico scambio di prigionieri tenutosi all’aeroporto di Ankara, che ha portato alla liberazione del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, dell’ex Marine Paul Whelan e della reporter Alsu Kurmasheva.