“Day of shame”, “il giorno della vergogna”, titolava oggi il tabloid The Sun. Il Mirror, “Sotto assedio”. Il Daily Express, “Attaccato il centro migranti”. Anche la stampa popolare adesso condanna senza mezzi termini la violenza che si è scatenata negli ultimi giorni e soprattutto lungo il weekend, i cortei e le devastazioni di movimenti di estrema destra che hanno preso di mira i migranti e le comunità musulmane.
Fa paura, questa ondata di odio che ricorda i linciaggi, anche perché si è scatenata dopo un tam tam di fake news inventate di sana pianta. L’unica cosa vera: il terribile assalto di lunedì scorso a Southport, nord est dell’Inghilterra, dove tre bimbette di sei e sette anni sono morte accoltellate durante un evento a base di canzoni di Taylor Swift. L’accoltellatore è un diciassettenne ruandese di origine, ma cresciuto in Galles. Non è stato un atto di terrorismo, ma diverse pagine social poi riprese anche dai media hanno descritto il diciassettenne come un migrante musulmano illegale lasciato libero di agire dalle forze dell’ordine. Falso nome, falsa descrizione, allarmi inventati di sana pianta, ma in molti ci hanno creduto e a Southport è stata anche attaccata una moschea.
Era solo l’inizio. Il weekend ha visto scontri in strada, vetrine spaccate, locali dati alle fiamme in parecchi centri per lo più – ma non solo – del nord est. In strada non solo persone incappucciate ma anche gente qualunque ad agitare la bandiera inglese bianca e rossa, a dire “salvate i nostri bambini”. E poi i contro cortei dei locali, che scandivano “nazis go home”, “qui non vogliamo fascisti”.
La polizia condanna, il neo premier laburista Keir Stormer promette misure straordinarie: condanne “rapide”, invio di agenti di polizia specializzati, esercito permanente a supporto delle comunità. “Sono stato assolutamente chiaro sul fatto che il diritto penale si applica online come offline. E sono certo che questo è l’approccio che verrà adottato. Qualunque sia la motivazione apparente, questa non è una protesta, è pura violenza. E non tollereremo attacchi contro le moschee o le nostre comunità musulmane, quindi la piena forza della legge sarà esercitata su tutti coloro identificati per aver preso parte in queste attività” ha aggiunto Starmer lunedì 5 agosto al termine di una riunione di governo. “Per quanto riguarda la polizia, ho chiarito che avremo gli agenti di cui abbiamo bisogno, dove ne avremo bisogno, per affrontare questi disordini. Ed è per questo che è stato istituito l’esercito permanente: ufficiali specializzati pronti a essere schierati per sostenere le comunità”.
Intanto gli arresti si contano a centinaia. Ma il prezzo più alto non sono le vetrine rotte: è il senso di rabbia e insicurezza che spinge una parte degli inglesi – forse proprio dopo il ritorno al potere dei laburisti dopo 16 anni – a sentirsi in piena perdita di identità, a credere e a reagire con la violenza alla frustrazione.
A Liverpool dove si temeva l’attacco a una moschea locale, gli abitanti sabato si erano riuniti per sostenere la comunità islamica. “Non voglio vedere fascisti in strada per questo sono qui” diceva per esempio Karen. “È terribile quello che è successo a Southport, ma vengono qui per strumentalizzarlo, uccidere e bruciare una moschea, non sono i benvenuti”. “Sono qui in solidarietà con un’altra comunità, con i miei vicini” diceva Daniel. “Non mi piace vedere minacciata la mia città, lo fanno per dividerci ma chi conosce Liverpool sa che non è facile”.
Milo Comerford, direttore delle politiche e della ricerca per contrastare l’estremismo presso l’Institute for Strategic Dialogue, in una intervista alla France Presse ha confermato che la disinformazione è stato un importante catalizzatore delle proteste. “Abbiamo assistito a una mobilitazione di estrema destra quasi subito dopo gli attacchi a Southport e abbiamo iniziato a vedere che circolava della disinformazione, in base alla quale l’aggressore era di origine musulmana, era su una lista di osservazione dei servizi di sicurezza ed era un migrante illegale. E molto velocemente abbiamo visto la mobilitazione online di odio anti-musulmano e anti-migranti” ha deto Comerford. “Penso sia chiaro che esiste una relazione tra la disinformazione seguita all’attacco di Southport e le violente proteste e rivolte che abbiamo visto diffondersi in tutto il Paese. Di certo è riuscita a catalizzare un’enorme quantità di rabbia online”.
Dall’altra parte, centinaia di volontari sono scesi in strada in diverse cittadine del nord est dell’Inghilterra coinvolte dagli scontri del fine settimana, per ripulire le strade dagli effetti della devastazione. A Middlesbrough, sono stati organizzati da Sahida Ditta, fondatrice dell’ONG Amal Project.”Mi è sembrato davvero importante radunare la comunità per rafforzare un messaggio di unità e solidarietà” dice. “Distruggere le case di persone che hanno bambini anche loro non risolverà quello che è successo a Southport, sono solo stupidi e incivili” dice Teresa Boland, una volontaria. E Luqman Khan, proprietario di un ristorante dato alla fiamme, si dice “devastato, sconvolto, triste, perché vivo qui da molto tempo e conosco l’80% delle persone qui intorno per una o due miglia, e nessuno può dire che noi come famiglia o come musulmani abbiamo mai creato problemi. Certo che ero preoccupato per la mia proprietà, ci ho speso centinaia di migliaia di sterline e tanto lavoro, ma ero più preoccupato per la gente che vive qui e i bambini le donne le famiglie”.