Cominciano a farsi sentire le conseguenze giuridiche della decisione della Corte Suprema che ha parzialmente riconosciuto il privilegio presidenziale dell’immunità a Donald Trump, per il suo coinvolgimento negli sforzi di sovvertire i risultati delle elezioni presidenziali, provocando l’assalto al Congresso il 6 gennaio 2021.
Dopo la decisione, gli avvocati dell’ex presidente hanno chiesto al giudice di New York, Juan Merchan, di sospendere la sentenza, che avrebbe dovuto essere pronunciata l’11 luglio, in merito al caso in cui Trump è stato riconosciuto colpevole da una giuria popolare di 34 capi di imputazione nel processo per i soldi alla pornostar Stormy Daniels. Una richiesta avanzata affermando che parte della testimonianza di Michael Cohen, secondo loro, potrebbe essere stata coperta dal privilegio presidenziale riconosciuto ieri dalla Corte Suprema. Una richiesta strana, però, perché l’intera vicenda si è svolta prima che Trump fosseeletto alla Casa Bianca nel 2016.
Oggi l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha tuttavia accettato il rinvio e ha diffuso una nota in cui viene sottolineato che la richiesta dovrebbe essere presentata alla corte entro il 24 luglio. Con la procura distrettuale che non si è opposta, ora sta al giudice decidere se e quanto eventualmente posticipare la sentenza. Trump rischia fino a quattro anni di carcere, anche se appare improbabile che possa finire in prigione.
La Corte Suprema ha garantito a Trump una parziale immunità per gli atti “ufficiali” compiuti in quanto presidente. Il caso dei soldi a Stormy Daniels non riguarda la presidenza Trump o i suoi atti ufficiali, ma i suoi legali hanno spiegato al giudice che l’accusa ha costruito il suo caso in parte sulla base di prove e di testimonianze relative all’epoca in cui Trump era alla Casa Bianca.
Negli ultimi giorni l’ex presidente, che non dimentica i suoi successi televisivi con il reality show “The Apprentice”, ha intensificato le minacce di perseguire i suoi oppositori politici, facendo circolare alcuni post sul suo sito Truth Social, invocando “tribunali militari televisivi” e chiedendo l’incarcerazione di Joe Biden, della vicepresidente Kamala Harris, dei senatori Mitch McConnell e Chuck Schumer e del suo ex vicepresidente Mike Pence, ma anche di Liz Cheney, l’ex parlamentare repubblicana della Camera sua feroce critica, e ha chiesto che tutti vengano perseguiti da una sorta di tribunale militare riservato ai combattenti nemici e ai criminali di guerra , con la trasmissione tv delle fasi processuali.
“Elizabeth Lynne Cheney è colpevole di tradimento”, scrive l’ex presidente in un suo post. In un altro messaggio in cui mette anche le loro fot, se la prende sempre con Joe Biden e Kamala Harris, con Mike Pence, il leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell e Chuck Schumer, il leader della maggioranza democratica. Ma nel gruppo inserisce anche Nancy Pelosi, storica speaker democratica della Camera, l’ex parlamentare repubblicano dell’Illinois Adam Kinzinger, e i parlamentari democratici Adam Schiff, Jamie Raskin, Pete Aguilar, Zoe Lofgren e Bennie Thompson, che hanno fatto parte della Commissione della Camera per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio. “Dovrebbero andare in prigione loro, non Steve Bannon!” scrive nel suo post l’ex presidente che invita poi i suoi sostenitori a far circolare la sua proposta.

Strane le accuse a Mitch McConnell, il quale, per quanto critico dell’operato dell’ex presidente, lo ha salvato di due impeachment. Specie nel secondo caso, quello per il suo ruolo nell’assalto al Congresso, quando l’allora leader della maggioranza repubblicana al Senato decise di votare contro la richiesta di rinvio a giudizio, affermando che l’assalto era una questione che riguardava la giustizia ordinaria.
L’ex presidente è molto generoso nell’accusare i suoi rivali politici di tradimento: lo ha fatto con Barack Obama, Nancy Pelosi, James Comey. Ha anche lanciato accuse ad Adam Schiff, al New York Times, Google e ad alcuni funzionari delle forze dell’ordine federali. Dopo uno dei suoi discorsi sullo Stato dell’Unione, Trump aveva addirittura suggerito che i democratici del Congresso avrebbero potuto commettere “tradimento” perché non si erano alzati in piedi e non avevano applaudito il suo discorso.
Dopo il dibattito di giovedì scorso in tv, i democratici sono divisi sulle mosse che dovrebbe fare il presidente in carica. “Alla Casa Bianca è meglio un Biden debole, ma con una squadra di governo solida, che un Trump energico, ma assetato di vendetta” afferma il politologo democratico Larry Sabato. “Ricordiamoci però che mancano oltre quattro mesi al voto di novembre e questa è una finestra temporale assai ampia per le dinamiche elettorali. Tutto può accadere, sebbene sia vero che al momento l’ipotesi di un ritorno di Trump alla Casa Bianca è più probabile. Una sostituzione in corsa di Biden è possibile, ma è molto difficile da attuare. I dem sono divisi anche in situazioni delicate come questa. Così come ci sono divisioni su Biden, ce ne saranno su qualsiasi altro candidato. In ogni caso dovrebbe essere Biden a fare un passo indietro”.

Nancy Pelosi, l’ex speaker del Congresso, ha affermato a MSNBC che è “legittimo” mettere in discussione le condizioni fisiche di Joe Biden dopo il catastrofico dibattito con Donald Trump, aggiungendo che le stesse domande dovrebbero essere poste però sull’avversario repubblicano.
Oggi il parlamentare democratico del Texas, Lloyd Doggett, ha chiesto apertamente a Biden di rinunciare ad essere il candidato del suo partito per conquistare la Casa Bianca.
“Il presidente Biden si ostina a rimanere in questa corsa elettorale anche se nella maggior parte dei sondaggi è dietro Donald Trump”, ha detto Doggett. “Speravo che il dibattito tv avrebbe potuto cambiare la situazione, ma invece di rassicurare gli elettori, il presidente non è riuscito a difendere i suoi numerosi successi e a smascherare le numerose bugie di Trump”. Doggett, 77 anni, è il primo congressman democratico a chiedere apertamente a Biden di ritirarsi. Il deputato Dean Phillips, che aveva sfidato Biden alle primarie, finora non ha fatto dichiarazioni.