Parola di Joe DiMaggio: “Tutti i Kennedy erano donnaioli, e l’hanno sempre fatta franca”. Il campione di baseball, furioso con i fratelli Kennedy per il trattamento riservato alla ex moglie Marilyn Monroe, lo disse al suo biografo. “E la faranno franca ancora fra un secolo”. Ask Not: The Kennedys and the Women They Destroyed di Maureen Callahan è in libreria da martedì 2 luglio e racconta le storie delle donne che hanno avuto la sventura di incrociare sulla loro strada i rampolli della dinastia politica più celebre d’America.

Morte in un incidente aereo, annegate, suicide: la giornalista investigativa parla della “vera maledizione dei Kennedy”. Storie di misoginia rocciosa, abusi fisici e psicologici che attraversano le generazioni senza riuscire ad appannare l’immagine eroica dei maschi di famiglia. JFK, il presidente ucciso a Dallas nel 1963. Robert, il suo ministro della Giustizia ucciso nel 1968 dopo mentre era in corsa per la Casa Bianca. Ted, il fratello minore – morto nel 2009. John Junior, il figlio di John Fitzgerald, e Robert F. Junior, terzo figlio di Robert, in corsa per la Casa Bianca come indipendente quest’anno. Solo alcuni – i più celebri – dei nomi che hanno popolato per decenni le cronache politiche e mondane.
E le donne? Massacrate. Scrive Callahan: “quando nel 2021 è stata rivelata una statua di bronzo di JFK a grandezza naturale a Washington, neanche un articolo parlò di come trattava le donne, non ci fu giornalista, saggista, editorialista, critico culturale che si chiedesse se quest’uomo, alla nostra epoca, meritasse un simile onore, e che messaggio mandava alle donne e alle bambine. Ask Not, non chiedere, appunto”. La frase del titolo si riferisce alla celebre citazione di un discorso di Kennedy: “non chiedere cosa il paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il paese”.

Facciamo una breve rassegna. Il libro si occupa molto di Robert F Kennedy Jr, settantenne avvocato oggi riciclato in politica, molto criticato sì per le sue opinioni anti vaccini e per certe frasi antisemite, ma nessuno si chiede come è morta la ex moglie Mary Richardson, che secondo lui era alcolizzata e instabile. Lo sposò nel 1994, fecero quattro figli, lui la tradiva e la tartassava, “certi giorni chiedeva il divorzio, in altro voleva portare un’altra donna nel letto coniugale”. Finché Mary non trovò i diari del marito con le liste delle donne che aveva incrociato: “Le classificava da uno a dieci, come un liceale. Dieci, Mary lo capiva, voleva dire che avevano avuto un rapporto completo. Erano tantissime e Mary ne conosceva molte”: la grande attrice che era andata in vacanza con loro, una modella, la signora bene il cui marito era un caso amico, una principessa reale, la moglie di un uomo famoso; un’avvocata, una dottoressa…. Mary era un’architetta brillante che aveva mollato tutto, “come poteva competere?”. Si suicidò con un cappio al collo; secondo la sorella e una psichiatra, non era malata di mente, ma furiosa e depressa.
La lista continua andando indietro nel tempo e disegnando una serie di figure maschili potenti, arroganti, sicuri dell’impunità. C’è la storia di Marilyn Monroe, amante, pare, di entrambi i fratelli Kennedy; c’è quella della ragazza che Ted Kennedy lasciò a morire in auto dopo un incidente che scaraventò la vettura in acqua a Chappaquiddick, isola in Massachusetts. Mary Jo Kopechne aveva 28 anni e probabilmente avrebbe potuto salvarsi, ma Kennedy non chiamò i soccorsi e non denunciò l’incidente per 10 ore; non subì conseguenze (all’episodio si ispira una delle puntate più agghiaccianti della serie tv Succession).
Poi c’è la storia di Mimi Beardsley, diciannovenne impiegata dell’ufficio stampa della Casa Bianca, che il presidente si portò in una camera da letto; per lei era la prima volta (ma non l’ultima con JFK). Ci scrisse su un memoir, Once Upon a Secret: My Affair with President John F Kennedy and Its Aftermath, bestseller del New York Times ma fatto a pezzi dalla critica.
La libertà che andava bene per i Kennedy maschi non funzionava per le figlie. Nel 1941, alla terzogenita di Joseph Kennedy, Rosemary, sorella di JFK, Robert e Ted, fu praticata una lobotomia perché manifestava troppi sbalzi d’umore e aveva comportamenti giudicati troppo sfrenati. Aveva 23 anni. Rimase in stato quasi vegetativo.
E ancora, il figlio di JFK, John Junior, lo scapolo d’oro d’America finché non sposò Carolyn Bessette. Una vita spericolata: l’erede morì in un incidente aereo, ai comandi di un aereo turistico, commiserato da tutto il mondo – ma si portò dietro Carolyn e la cognata, scomparse con lui dopo anni di matrimonio tempestoso; l’autrice scrive, “John le aveva detto, ‘c’è una regola non scritta in Massachusetts, i membri della mia famiglia possono provocare disastri e commettere omicidi, e nessuno batte ciglio'”.
Il libro ha il merito di mettere assieme tutte queste storie, farne non più episodi singoli ma grani di una collana che disegna un sistema di potere e di abusi che ha a che fare con potere e ricchezza, sì, ma moltissimo anche con un mondo profondamente patriarcale.