Le forze armate statunitensi hanno iniziato la costruzione di un molo galleggiante per facilitare la consegna degli aiuti umanitari a Gaza e ovviare alle restrizioni imposte dagli israeliani sui convogli via terra.
“Posso confermare che le navi militari statunitensi, tra cui la USNS Benavidez, hanno iniziato a costruire le strutture iniziali del molo temporaneo e della strada rialzata in mare”, ha dichiarato giovedì ai giornalisti il portavoce del Pentagono, il Maggiore Generale Patrick Ryder.
La struttura, ordinata dal presidente Joe Biden, dovrebbe essere completata entro pochissime settimane e includerà una piattaforma offshore per il trasferimento degli aiuti dalle navi. Il Pentagono ha un piano complesso per l’utilizzazione del molo, che sarà completato da una strada rialzata, che prevede di caricare gli aiuti sulle navi della Marina a Cipro e di trasportarli da lì a Gaza. Si prevede che l’operazione porterà aiuti sufficienti per circa 90-150 camion al giorno a piena capacità.
A supporto della costruzione ci saranno circa 1.000 soldati americani. Questi ultimi, tuttavia, amplificano inevitabilmente il rischio di coinvolgimento di Washington nei combattimenti. Poco distante dal punto in cui dovrebbe essere costruito il molo, giovedì, si è infatti verificato un bombardamento con mortai – mentre un comandante di Hamas ha affermato all’Associated Press che la milizia islamista palestinese rifiuta “categoricamente qualsiasi presenza non palestinese a Gaza, sia in mare che sulla terraferma” e affronterà “qualsiasi forza militare presente in questi luoghi, israeliana o di altro tipo… come una potenza occupante”.
L’esercito israeliano ha dichiarato tuttavia che fornirà al molo assistenza logistica e di sicurezza, e che una brigata militare israeliana composta da centinaia di soldati sorveglierà i Marines statunitensi incaricati di proteggere la struttura, insieme alle navi della Marina e all’aviazione dello Stato ebraico.
Un funzionario delle Nazioni Unite ha dichiarato che il porto avrà probabilmente tre zone: una controllata dagli israeliani in cui verranno lasciati gli aiuti dal molo, un’altra in cui gli aiuti verranno trasferiti e una terza in cui gli autisti palestinesi ingaggiati dalle Nazioni Unite aspetteranno di raccogliere gli aiuti prima di portarli ai punti di distribuzione per i civili.