Sembra proprio uno show di muscoli quello che ha coinvolto Israele e Iran. Questa notte lo Stato ebraico ha sferrato la sua rappresaglia colpendo la regione della centrale nucleare di Isfahan, nel Sud dell’Iran. Per l’Aeia, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, gli impianti nucleari iraniani non hanno subito danni. Lo scorso fine settimana, l’attacco iraniano a Israele – ampiamente preannunciato e scattato con centinaia di droni e missili – era stato efficacemente bloccato dalla contraerea israeliana con l’aiuto degli alleati (Usa, Francia, Gran Bretagna) e neutralizzato senza quasi conseguenze: il bilancio conta il ferimento di una sfortunata bimba berbera.
Secondo funzionari americani, Israele aveva avvertito gli Stati Uniti dell’attacco di questa notte – avvenuto nell’85esimo compleanno dell’Ayatollah Khamenei , Guida Suprema iraniana – e ha assicurato che non avrebbe colpito i siti nucleari. Dal canto loro gli Stati Uniti hanno dichiarato di non aver dato alcun via libera all’operazione né di aver partecipato in alcun modo all’azione militare, cosa ribadita anche dal segretario di Stato, Antony Blinken, al termine del G7 dei ministri degli Esteri a Capri.
Teheran che ha subito disposto l’allarme aereo e le massime misure di sicurezza su tutto il territorio e i cieli nazionali, ha reso noto che “sono stati neutralizzati tutti i droni”, smentendo prime informazioni che accreditavano anche un attacco con missili.
La reazione iniziale in ambedue i paesi è stata sottotono; la stampa israeliana e quella iraniana hanno minimizzato l’attacco, come a voler sedare la situazione.
I leader di tutto il mondo da quasi una settimana supplicano Israele e Iran di evitare un’escalation del conflitto, e uguale appello è sortito dal G7 esteri di Capri. Da vari giorni l’Amministrazione Biden aveva insistito con il governo israeliano di Benjamin Netanyahu che un’escalation con l’Iran non rientrava negli interessi degli Stati Uniti o di Israele e lo aveva esortato a “essere prudente” con qualsiasi ritorsione.
Appelli che a quanto pare hanno sortito effetto, almeno per ora. L’attacco israeliano era una rappresaglia per l’aggressione iraniana tra sabato e domenica, a sua volta rappresaglia per l’attacco lanciato da Israele il primo aprile contro il complesso dell’ambasciata iraniana a Damasco – infrangendo l’inviolabilità delle sedi diplomatiche – in cui erano morti diversi comandanti pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi.
Per anni Israele si è concentrato su un obiettivo molto sensibile all’interno dell’Iran: il programma nucleare degli ayatollah. Israele ha a lungo accusato l’Iran di costruire clandestinamente bombe nucleari che potrebbero minacciare la sua esistenza, mentre l’Iran nega le intenzioni bellicose e dice che, semmai, il nucleare gli spetta, di diritto, per ottenere fonti energetiche rinnovabili.
A valutare la situazione ci sono anche le voci degli iraniani di Teheran e dei palestinesi che parlano da Rafah. Intervistati dalla France Presse, i palestinesi ammassati nel Sud della Striscia di Gaza lamentano che l’attenzione internazionale sul braccio di ferro fra Israele e Iran sposti i riflettori dalla tragedia in atto nella Striscia.
“Non succederà nulla dopo gli attacchi, non ci sarà nessun conflitto regionale, è solo uno show. Gli iraniani colpiscono le aree vuote in Israele e gli israeliani reagiscono colpendo le aree vuote in Iran; la guerra, il conflitto tra Iran e Israele finirà presto. Tutto questo è inutile” dice Yad Labbad, abitante di Rafah. “Credo che, come tutti sanno, tutto questo sia una messa in scena concordata in anticipo da entrambe le parti. Se qualcuno vuole colpire, non avvisa né minaccia prima” commenta Alaa Abu Taha. Mentre Mahmoud al-Saqqa dice: “Noi rifiutiamo le guerre. Vedete la situazione a Gaza e Rafah. Vogliamo la pace con Israele, non vogliamo guerre che causino vittime da entrambe le parti”.
Da Teheran, gli uomini intervistati per strada concordano: “L’ho sentito dell’attacco, non so esattamente come è andata – dice Mohsen, tassista – ma in generale, la guerra, in tutto il mondo, non è buona cosa. Non solo per noi, ma per il mondo intero. Qual è la colpa di un bambino di due o sei mesi se viene ucciso dai bombardamenti? O quale è la colpa di un bambino iraniano se viene colpito dalle bombe? e i missili? La guerra è una cosa distruttiva, è un problema per tutti”. Ali, operaio edile, sta col regime: “Se Israele vuole attaccare il nostro Paese, il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di difenderlo, Israele non ha il diritto di interferire in Iran. Dobbiamo difendere coraggiosamente il nostro Paese”. Ma Behrouz, pompiere in pensione, commenta “In generale, non siamo a favore della guerra, in un modo o nell’altro. La guerra è distruttiva, noi siamo contro la guerra. Non accettiamo che questa parte o quella parte attacchi, non lo accettiamo. Non siamo contenti dell’uccisione di persone, siano esse iraniane, israeliane o abitanti di Gaza”.