Entro settembre di quest’anno saranno più di 8 milioni i richiedenti asilo o migranti di altro tipo residenti negli Stati Uniti in un limbo legale che gli permette di far perdere le proprie tracce prima della (assai tardiva) comparizione davanti al giudice. Si tratta di un clamoroso aumento del 167% circa in cinque anni, secondo le proiezioni interne del governo ottenute da Axios.
Il numero comprende le persone per le quali è stata ordinata l’espulsione o che non hanno ancora una decisione definitiva da parte delle autorità statunitensi sui loro casi di asilo o altri casi di immigrazione, ma che non sono trattenute nei limitati centri di detenzione disponibili (dove sono disponibili appena 40.000 posti).
Secondo le stime, circa 2 milioni tra questi sono casi urgenti – relativi a coloro che hanno ordini di deportazione nei loro Paesi d’origine e altri con precedenti penali o accuse pendenti, secondo i documenti.
La situazione – spiega Axios che ha visto la documentazione – “è un segno di come il sistema di immigrazione degli Stati Uniti, sottofinanziato e obsoleto, non riesca a tenere il passo con la rapida crescita della popolazione migrante guidata dai nuovi flussi di frontiera”. In particolare, l’arretrato è esploso sotto la presidenza Biden, anche se milioni di persone erano già negli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump.
La Casa Bianca chiede da tempo aiuto al Congresso affinché sblocchi più fondi per affrontare la crisi migratoria, ma i repubblicani – incoraggiati da Trump – hanno recentemente fatto naufragare un accordo bipartisan sulle frontiere che era in preparazione da mesi (e che avrebbe inoltre sbloccato gli aiuti militari all’Ucraina).
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