Due anni dall’invasione russa dell’Ucraina. Fra dichiarazioni di facciata, stallo della guerra, tentennamenti da parte americana (con i repubblicani che bloccano un pacchetto di sostanziosi aiuti a Kiev), l’Unione europea fa uno sfoggio almeno apparente di unità: Giorgia Meloni, anche presidente di turno del G7, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (in corsa per la rielezione in primavera) e il premier canadese Justin Trudeau si ritrovano a Kiev assieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e da Kiev si terrà anche un G7 virtuale guidato da Meloni. Virtuale perché non ci sono tutti, né quelli del G7, né soprattutto quelli dei paesi Ue per cui il viaggio sarebbe meno lungo: oltre a Meloni, presente il premier belga Alexander De Croo.
I leader di Spagna, Francia e Germania per esempio, mancano; gli Stati Uniti hanno almeno varato un nuovo pesante pacchetto di sanzioni contro la Russia non solo per l’Ucraina ma per la morte in carcere del dissidente Aleksej Navalny.
Una cerimonia si è svolta all’aeroporto Antonov – Hostomel, vicino a Kiev: sono state consegnate le onorificenze ai difensori dell’aeroporto dove il 24 febbraio di 2 anni fa russi e ucraini combatterono una dura battaglia, all’inizio dell’invasione. La forte resistenza ucraina impedì alla Russia di usare l’aeroporto come punto di appoggio per una rapida invasione di Kiev.
A fianco dell’Ucraina “l’Italia c’è, questo penso che si veda, a maggiore ragione adesso come presidente del G7” ha detto Meloni, a margine della visita all’aeroporto. “Continuiamo a garantire il nostro sostegno, oggi firmeremo anche le nostre garanzie di sicurezza – ha aggiunto – banalmente perchè riteniamo che in Ucraina si combatta anche per la nostra libertà: è un nostro interesse nazionale. Quello che è accaduto negli ultimi due anni, con i focolai di crisi che vediamo è frutto di quell’invasione, quando saltano le regole del diritto internazionale si rischia di ritrovarsi in un mondo in cui chi è più forte invade il vicino, nessuno è più al sicuro e non so se ci conviene un mondo del genere”.
“Siamo più forti di qualsiasi situazione geopolitica, l’unione delle persone può fare più di qualsiasi dittatore, il coraggio del popolo può voltare le pagine della storia” ha ribadito Zelensky.”Gli ucraini non hanno tradito la propria indipendenza, il mondo non ha sbagliato a fornire sostegno all’Ucraina e siamo grati e riconoscenti ai nostri alleati e partner”.
La visita congiunta ha un altro riflesso politico interessante: è l’ennesima occasione in cui Meloni e von der Leyen fanno fronte comune presentandosi assieme in pubblico nel giro di pochi mesi. Politiche migratorie, visita a Lampedusa, viaggio a Tunisi, visita in Ucraina. L’asse fra la leader di Fratelli d’Italia e la conservatrice tedesca è evidente ed è un messaggio ai partiti di estrema destra in Europa, nei confronti dei quali Meloni è vista come mediatrice. “Dear Giorgia!” ha esclamato von der Leyen abbracciandola a Kiev.
Le elezioni europee si avvicinano e la presidente della Commissione appena ricandidata ha dichiarato pochi giorni fa con nettezza che non intende allearsi con partiti euroscettici o con gli “amici di Putin”, parole rivolte all’AfD tedesca ma anche alla francese Marine Le Pen. Fratelli d’Italia, il partito di Meloni, a Bruxelles non siede fra i conservatori del Partito Popolare, ma nemmeno fra i ranghi della destra estrema, e la premier italiana da quando è al governo ha fatto di tutto per sposare una linea apertamente atlantista.
I conservatori del Partito Popolare non vogliono una riedizione della “maggioranza Ursula” con i socialisti. Vorrebbero essere liberi di allearsi di volta in volta con socialisti e liberali ma anche con la destra a seconda dei dossier. Meloni siede nel gruppo ERC, Conservatori e Riformisti europei, gruppo che potrebbe accogliere a breve anche l’amico premier ungherese Viktor Orban, fuoriuscito dai Popolari. Poi c’è l’estrema destra del gruppo Identità e Democrazia, dove siedono fra gli altri Marine Le Pen, e il partito tedesco apertamente neonazista AfD, Alternative fur Deutschland. Ma anche la Lega di Matteo Salvini, che a Roma è al governo con Meloni e per ora resta affiancato agli “indesiderabili”.