L’ex presidente Donald Trump di buonora è entrato nel tribunale federale di Fort Pierce in Florida per un’udienza a porte chiuse davanti al magistrato Aileen Cannon nel procedimento penale in cui è accusato di aver portato con sé, e nascosto, centinaia di documenti governativi riservati quando ha lasciato la Casa Bianca.
Un procedimento in cui tutto è secretato, vista la natura dei documenti, ma al quale l’ex presidente ha voluto essere presente per rafforzare tra il suo elettorato l’immagine di essere vittima di una magistratura asservita alla Casa Bianca del suo rivale Joe Biden.
Una strategia finora riuscita all’ex presidente che nonostante le 91 incriminazioni penali in quattro procedimenti giudiziari guida la corsa per la nomination del partito per le elezioni del prossimo novembre.
L’udienza davanti al giudice Aileen Cannon, che si è celebrata in un’aula bunker normalmente usata per processare i boss della droga in una struttura costruita con speciali misure anti pirateria informatica per mantenere segrete le conversazioni sensibili, la cosiddetta SCIF, riguarda gli informatori che hanno rivelato le mosse dell’ex presidente agli inquirenti federali per nascondere tali documenti. Nomi che gli investigatori proteggono e che gli avvocati di Trump vogliono invece rendere pubblici. L’udienza di oggi è stata solo con gli avvocati della difesa e degli altri co-imputati – il “valletto” Walt Nauta e il manager di Mar-A-Lago, Carlos de Oliviera, i quali non hanno potuto prendervi parte perché non hanno l’autorizzazione ad accedere ai documenti top secret per discutere sui dossier al centro del processo. Nei prossimi giorni anche la squadra del procuratore speciale Jack Smith incontrerà Cannon. In una lettera inviata al giudice prima dell’incontro Jack Smith ha elencato i problemi che deriverebbero se i nomi degli informatori dovessero essere resi noti.
Supporting President Trump today at his classified document hearing in Fort Pierce, Florida! 👊💥 pic.twitter.com/zn9x6Z2KNX
— Beau Slay 🇺🇸 (@therealbeauslay) February 12, 2024
Circa una trentina di sostenitori di Trump si erano radunati fuori dal tribunale di Fort Pierce in attesa del suo arrivo inneggiando all’ex presidente e sventolando enormi bandiere su cui era scritto il suo nome. Fedelissimi e inattaccabili, accettano e difendono tutte le sue affermazioni elettorali, come quelle fatte durante il weekend sulla Nato e su Putin. Affermazioni accolte con preoccupazione, con scherno, con sufficienza dai democratici e dai Paesi alleati degli Stati Uniti e che portano alla luce la realtà con cui l’America deve fare i conti il prossimo novembre.
Nikki Haley, la rivale di Trump alle primarie del partito repubblicano, ha criticato l’ex presidente dopo che in un comizio ha dichiarato che se lui sarà eletto alla Casa Bianca non difenderà gli alleati della Nato in caso di attacco dalla parte della Russia e che potrebbe addirittura incoraggiare Mosca a farlo. “Non ci si può schierare dalla parte di un delinquente che uccide i suoi avversari”, ha dichiarato la candidata repubblicana alla Cbs. “Non puoi schierarti dalla parte di qualcuno che ha invaso un Paese e ha causato la morte o il ferimento di mezzo milione di persone. Ho avuto a che fare con la Russia ogni giorno e l’ultima cosa che vorrei è quella di schierarmi dalla loro parte”, ha detto l’ex ambasciatrice all’Onu. “Vogliamo che gli alleati della Nato facciano la loro parte, ma ci sono i modi per farlo senza dire alla Russia di fare come vuole con questi Paesi”, ha proseguito la rivale di Trump. “La Russia non ha mai invaso un Paese dell’Alleanza, ha invaso la Georgia, la Moldavia e l’Ucraina. Putin è intimidito dalla Nato, la Nato ci permette di prevenire la guerra”.
Essere comandante in capo è la responsabilità più alta che deve essere considerata con serietà dalle persone che ricoprono questo incarico – afferma Joe Biden – l’ammissione di Trump che intende dare luce verde a Putin per continuare il suo brutale assalto alla libera Ucraina ed espandere la sua aggressione ai popoli della Polonia e dei Paesi baltici è sconvolgente e pericolosa”. Queste affermazioni, continua Biden, “purtroppo sono prevedibili da parte di un uomo che ha già affermato che vorrà governare come uno dei dittatori che apprezza dal primo giorno quando ritornerà nello Studio Ovale”.
Ma le dichiarazioni di Trump che schernisce Biden per la sua età son ben più pericolose delle gaffe del presidente 81enne. Dichiarazioni che il primo fa per ammaliare i suoi devoti, per vittimizzarsi e mettere in cattiva luce i suoi rivali, creando quelle animosità che poi possono creare ripercussioni ben più gravi.
“Il silenzio dei repubblicani sulle affermazioni di Trump sulla NATO è il segno più evidente della trasformazione del partito”, scrive Maggie Haberman sul New York Times che traccia un parallelo su quanto ha detto ieri sera durante il rally e quanto sta avvenendo al Congresso sui fondi per l’Ucraina bloccati alla Camera dai parlamentari legati all’ex presidente.
Al Senato oggi è tornato in discussione un pacchetto da 95,34 miliardi di dollari per gli aiuti all’Ucraina e a Israele, anche se non c’è nessuna garanzia che i repubblicani della Camera lo sostengano.
Il provvedimento ha superato l’ostacolo procedurale con un voto 67-27, con il sostegno di 18 dei 49 repubblicani della Camera. Il leader della maggioranza democratica Chuck Schumer oggi ha detto che punta a superare altri due ostacoli procedurali per metterlo al voto in aula mercoledì 14 febbraio.