Riprendere i negoziati per la creazione di uno Stato palestinese che gestisca Gaza nel post-guerra. A chiederlo è il segretario di Stato statunitense Antony Blinken, arrivato martedì sera in Israele dopo una tappa in Arabia Saudita – nella quarta visita complessiva del capo diplomatico USA in Medio Oriente dallo scoppio della guerra.
Blinken è arrivato nello Stato ebraico qualche ora dopo aver strappato l’impegno di quattro nazioni arabe (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Qatar) e della Turchia a fornire risorse per la ricostruzione di Gaza dopo la guerra.
Nel suo incontro di martedì con il gabinetto di guerra israeliano, il ministro degli Esteri di Biden farà pressione sul premier israeliano Benjamin Netanyahu affinché adempia all'”imperativo assoluto” di proteggere la popolazione civile di Gaza e di facilitare la consegna di beni umanitari. Blinken ha sottolineato la necessità di un “percorso pratico” verso uno Stato palestinese, ritenuto l’unico scenario in grado di riconciliare il mondo arabo con Tel Aviv.
Lo sforzo persuasivo di Washington non si esaurisce qui: nella notte, il presidente Joe Biden ha dichiarato di voler convincere Israele a rimuovere alcune delle sue truppe dalla Striscia. Sinora Tel Aviv ha rimpatriato cinque brigate, tanto per dare respiro all’economia (e dal contributo del lavoro civile dei riservisti) quanto per non farsi trovare impreparata di fronte a un possibile ampliamento del fronte nel vicino Libano.
Anche in questo caso l’imperativo dell’amministrazione Biden è di evitare che l’escalation di scontri tra Israele e milizie filo-iraniane Hezbollah deflagrino in guerra vera e propria – stanti le minacce di Israele di intensificare l’azione militare per porre fine ai raid del gruppo.
Nonostante gli statunitensi spingano per un approccio più mirato alla guerra da parte – ossia limitare al minimo vittime civili – gli operatori sanitari di Gaza sostengono che il bilancio delle vittime sia rimasto pressoché invariato, con centinaia di palestinesi che muoiono ogni giorno. Secondo il ministero della Sanità di Hamas, oltre 23.000 palestinesi sarebbero morti dall’inizio della guerra, e gran parte dei 2,3 milioni di residenti sarebbe stata costretta a fuggire dalle proprie case.
In reazione all’attacco del 7 ottobre, che ha provocato la morte di circa 1.200 persone nel sud di Israele e il rapimento di altre 250, l’esecutivo di Netanyahu ha promesso di di annientare completamente Hamas, e di assumere in seguito il controllo operativo della Striscia per evitare che attacchi del genere possano ripetersi in futuro.