Pace, guerra, responsabilità, valori per i giovani. Di tante cose ha parlato il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, nel suo consueto discorso di fine anno, trasmesso dal Quirinale a reti unificate; ma non della riforma costituzionale ideata dal governo, che prevede fra le altre cose un cambiamento de facto dei poteri del capo dello Stato. Sollievo nelle forze della maggioranza che reagiscono elogiando il discorso: da Palazzo Chigi si comunica che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto una lunga e cordiale telefonata con il Quirinale, e ha definito quello del Presidente “un intervento di grande profondità e visione, in particolare nel cammino verso la pace e la fine dei conflitti, e ha espresso particolare gratitudine per la specifica attenzione prestata dal Capo dello Stato alle giovani generazioni, ai loro bisogni e alle loro aspettative”. Di eguale tenore le reazioni della ministra per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa, Elisabetta Casellati; per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, “Con la consueta saggezza e autorevolezza, il Presidente Sergio Mattarella con il suo intervento ci ha fornito spunti ed elementi di riflessione preziosi che ci sono molto utili per affrontare al meglio le sfide che ci attendono”.
Il capo dello Stato ha parlato in piedi, davanti alle bandiere e alla scenografia natalizia del Quirinale: un albero addobbato, una rigogliosa stella di Natale. “Ci stiamo preparando a festeggiare l’arrivo del nuovo anno, nella consueta speranza che si aprano giorni positivi e rassicuranti” ha esordito Mattarella. Però “Non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo. Sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità. Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana”.
Guerra in Ucraina, guerra in Medio Oriente, ai confini del nostro mondo: “Le devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla. L’orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti. La guerra – ogni guerra – genera odio”.
Ma “La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Sempre più letali. Fonte di enormi guadagni. Nasce da quel che c’è nell’animo degli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano. È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”.
Mattarella ha parlato anche ai giovani e di violenza sulle donne: “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”. E poi c’è la “la violenza verbale – ha proseguito il Capo dello Stato – e le espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete”. Senza negare le difficoltà che oggi i giovani incontrano: “Rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti” ma “in una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.
E poi un appello non troppo indiretto a recarsi alle urne alle prossime elezioni europee in primavera. “Per definire la strada da percorrere è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social. Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà. Viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto”.
Un accenno alla Costituzione, infine, arriva; ma appunto senza alcun riferimento, almeno non diretto, alla riforma: “La forza della Repubblica è la sua unità. L’unità non come risultato di un potere che si impone. L’unità della Repubblica è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale” Perché l’unità secondo il capo dello Stato è “uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace. I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza. E che appartengono all’identità stessa dell’Italia”.