“Salve, la chiamo per conto della candidata Shamaine Daniels perché abbiamo bisogno del suo contributo”.
In questi giorni migliaia di elettori della Pennsylvania hanno ricevuto una telefonata all’apparenza indistinguibile da molte altre richieste di finanziamento democratiche, repubblicane o indipendenti.
Una differenza però c’è, eccome. Dall’altro capo del telefono non c’è infatti un attivista o un volontario in carne ed ossa, bensì una “persona” virtuale che parla e reagisce grazie all’intelligenza artificiale. Si tratta a tutti gli effetti della prima campagna telefonica politica interattiva – dove tuttavia gli interlocutori vengono immediatamente messi al corrente di non star parlando con un essere umano.
Il nome della fundraiser virtuale è Ashley, frutto di anni di progettazione della start-up londinese Civox. Ashley non ha nulla a che vedere con le voci fredde e meccaniche tipicamente associate ai bot. Nessuna delle sue risposte è infatti preregistrata, e anzi promette di ‘adattarsi’ al suo interlocutore per metterlo a suo agio a seconda dell’età e delle priorità politiche. E, ciliegina sulla torta, può farlo (fluentemente) in ben 20 lingue diverse.
Nello scorso fine settimana, Ashley ha chiamato gli elettori della Pennsylvania per conto di Shamaine Daniels, candidata democratica al Congresso. Indossando le vesti di una volontaria esperta di campagne elettorali, Ashley analizza i profili degli elettori in modo da cucire su misura le conversazioni in base ai problemi che avvertono con maggiore sensibilità.
Ashley è a tutti gli effetti una pioniera dell’uso dell’IA nelle campagne elettorali, permettendo ai candidati di entrare in contatto con gli elettori in modi sempre più incredibili. “La crescita sarà rapidissima”, prevede il trentenne Ilya Mouzykantskii, amministratore delegato della britannica Civox. “Intendiamo effettuare decine di migliaia di chiamate al giorno entro la fine dell’anno e raggiungere presto le sei cifre. Questo sta avvenendo per le elezioni del 2024 e in modo molto massiccio”. … Il futuro è adesso”.
La start-up e il team democratico della Pennsylvania hanno abilmente sfruttato un buco nero nella legislazione federale. Quest’ultima vieta infatti le chiamate vocali automatiche o preregistrate relative alle campagne elettorali, ma tace sull’impiego dell’intelligenza artificiale e di chatbot ‘personalizzati’ come Ashley.
“Non so in base a quale legge federale questo potrebbe essere illegale”, ha ammesso Robert Weissman, presidente dell’organizzazione no-profit per la difesa dei consumatori Public Citizen, secondo quanto riportato da Reuters.
Qualcuno però si sta già muovendo per tappare il buco. Il Michigan, ad esempio, è uno dei pochi Stati che hanno approvato o stanno discutendo una legge per vietare l’uso di deepfakes nelle elezioni. Il pericolo che Ashley o una sua ‘collega’ finiscano in mani sbagliate – e per scopi assai meno nobili – è sempre dietro l’angolo.