Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Stanford e pubblicato di recente sulla rivista Nature ha messo a punto un test del sangue che con un semplice prelievo, è capace di individuare in anticipo quale organo del nostro corpo stia invecchiando precocemente rispetto agli altri, causando potenzialmente lo svilupparsi di malattie più o meno gravi. Le conseguenze negative dovute al degenerare precoce di alcuni organi, potrebbero quindi essere sventate o controllate per formulare terapie mirate prima che la patologia si sviluppi.
Secondo gli autori dello studio, l’invecchiamento accelerato degli organi conferisce un rischio di mortalità più elevato del 20-30%. Per fare alcuni esempi un cuore già invecchiato porta ad una probabilità maggiore di sviluppare fibrillazione atriale e infarto, mentre un invecchiamento accelerato dei reni mette a rischio per ipertensione e diabete. Lo stato di invecchiamento del cervello e del sistema vascolare è invece correlato a un’alta probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
La ricerca parte dall’assunto per cui quasi 1 adulto su 5 sopra i 50 anni, anche in buona salute, possiede un organo che invecchia ad un ritmo accelerato rispetto agli altri aumentando il rischi di malattie al cuore, al cervello, ai polmoni, al fegato ecc. Per sviluppare il test, i biologi di Stanford guidati da Hamilton Oh e Jarod Rutledge hanno coinvolto più di 5.676 individui dai 50 anni in poi, rilevando l’età dei loro 11 organi ma anche del tessuto muscolare e del sistema immunitario. Per farlo, i ricercatori si sono concentrati sulla valutazione dei livelli di proteine nel sangue dei partecipanti.
Come si evince dallo studio, basandosi sulla pratica clinica che utilizza alcune proteine plasmatiche specifiche dell’organo per valutare in modo non invasivo il loro stato di salute – come già avviene con l’esame dell’alanina transaminasi per rilevare il danno epatico – i ricercatori hanno sviluppato il test basandosi sulla rilevazione e quantificazione completa delle proteine specifiche dell’organo nel plasma per consentire la valutazione e il monitoraggio dell’invecchiamento del corpo umano, attraverso una modalità minimamente invasiva per qualsiasi organo.