Decine di uomini seminudi e bendati, inginocchiati sul terriccio e costretti a tenere la testa china. A sorvegliarli un plotone di soldati israeliani con i mitra in braccio. Poco distante un altro gruppetto di prigionieri, altrettanto svestiti e stipati come animali sul retro di un camion.
Stanno facendo il giro del Web alcuni video che evidenziano il brutale trattamento riservato dalle truppe dello Stato ebraico nei confronti della popolazione palestinese. A rilanciare i filmati – che rievocano le analoghe atrocità compiute sugli iracheni dalle truppe statunitensi ad Abu Ghraib – è stata proprio la TV israeliana, mentre queste divenivano virali sui social media.
Le autorità di Tel Aviv si sono inizialmente affrettate a spiegare che non si trattasse di civili palestinesi, bensì di sanguinari militanti di Hamas. Affermazioni in parte smentite dai principali organi di informazione, che sono riusciti ad appurare l’identità di diversi detenuti e la mancanza di qualsiasi affiliazione con le milizie armate anti-sioniste. Ad esempio, l’emittente londinese in lingua araba Al-Araby Al-Jadeed ha identificato uno degli uomini arrestati nel suo corrispondente Diaa Kahlout.
Quindi la parziale riqualificazione degli stessi come “uomini in età militare scoperti in aree che i civili avrebbero dovuto evacuare settimane fa”. “Stiamo parlando di individui arrestati a Jabalia e Shejaiya (nella Striscia di Gaza), roccaforti e centri di gravità di Hamas”, ha dichiarato il portavoce del governo israeliano Eylon Levy.
Izzat El-Reshiq, un alto funzionario di Hamas, ha riferito alla Reuters che i detenuti sarebbero civili catturati in una scuola-rifugio nella parte settentrionale di Gaza. Anche il portavoce dell’esercito israeliano, contrammiraglio Daniel Hagari, è parso infine confermare che si trattasse di civili. “Arrestiamo e interroghiamo tutti (…) per controllare chi ha legami con Hamas e chi no”. “Continueremo a smantellare ognuna di queste roccaforti finché non avremo finito”, le sue parole.
Secondo la BBC le immagini si riferirebbero a diversi giorni fa, e alcuni degli uomini sarebbero già stati rilasciati.
Footage circulated by Israeli media shows Israel’s military kidnapping Palestinians from Gaza and stripping them naked. pic.twitter.com/1oQn2g1qBj
— Quds News Network (@QudsNen) December 7, 2023
Intanto, mentre il Consiglio di Sicurezza vota sulla proposta di un cessate il fuoco, a Gaza rimane incertezza sul futuro una volta terminata la guerra – che ad oggi ha provocato più di 17.100 morti palestinesi (dati del ministero della Sanità di Hamas) e circa 1.200 israeliani. In un’intervista rilasciata a Bloomberg, il premier di Ramallah Mohammad Shtayyeh ha dichiarato che l’Autorità palestinese sta progettando di tornare a Gaza con l’aiuto degli Stati Uniti, complice la possibilità che Hamas decida di fare un passo indietro e demilitarizzare la Striscia.
“Hamas prima del 7 ottobre è una cosa, Hamas dopo il 7 ottobre è un’altra cosa”, ha dichiarato Shtayyeh, secondo cui il gruppo anti-sionista sarebbe il benvenuto come partner qualora rinunciasse ai propositi militari. Un progetto ambizioso, che prevede il coinvolgimento di almeno quattro attori: non solo l’Autorità palestinese e Hamas – che 16 anni fa si sono scontrati in una guerra civile che ha costretto la prima a ritirarsi alla Cisgiordania e lasciare la Striscia ai secondi -, ma anche Stati Uniti e Israele.
Washington da diverse settimane ha preso a rilanciare la soluzione dei due Stati, caldeggiando il subentro a Gaza dell’AP. Israele, tuttavia, è al momento l’unico vero soggetto inamovibile sul punto. Infatti, se il proposito di Hamas è storicamente quello della distruzione dello Stato ebraico, dopo il 7 ottobre Israele si è posta un obiettivo analogo ma speculare – sradicare Hamas.
“Non ci sarà alcun Hamas, lo annienteremo”, ha affermato venerdì Netanyahu in un comunicato in risposta alle parole di Shtayyeh. “E il fatto che questa sia la proposta dell’Autorità Palestinese non fa che rafforzare la mia politica: l’Autorità Palestinese non è la soluzione”.