Hunter Biden contrattacca. Il figlio del presidente ha fatto sapere che testimonierà davanti la Commissione di Supervisione della Camera che indaga sulle sue attività finanziarie solo se l’udienza sarà pubblica. Una controproposta che non è piaciuta al deputato repubblicano James Comer, presidente della Commissione, che senza spiegarne il motivo l’ha respinta.
Non è chiaro per ora se Hunter comparirà o meno per testimoniare. In una lettera al presidente della Commissione l’avvocato di Hunter Biden, Abbe Lowell aveva proposto l’udienza pubblica il 13 dicembre – o un’altra data concordata – sostenendo che ciò “impedirebbe fughe di notizie selettive, trascrizioni manipolate, documenti falsificati o dichiarazioni stampa unilaterali”.
Comer aveva contattato gli avvocati di Hunter Biden all’inizio del mese fissando la data per l’udienza per il 13 dicembre. Con lui sarebbero dovuti comparire anche il fratello del presidente, James Biden, e Rob Walker, il suo ex socio.
Finora, i repubblicani non hanno trovato prove di illeciti. Ma i legislatori insistono che le prove non sono state volutamente trovate dagli inquirenti del Dipartimento della Giustizia e che gli indizi dipingono un quadro preoccupante di “spaccio di influenza” nei rapporti d’affari della famiglia Biden, in particolare con clienti all’estero.
A settembre il figlio del presidente è stato incriminato dalla procura federale del Delaware per aver acquistato illegalmente una pistola mentendo sul modulo d’acquisto dell’arma sulla sua tossicodipendenza. Questo dopo che a luglio un magistrato federale aveva respinto il patteggiamento raggiunto tra gli avvocati di Hunter Biden e Weiss secondo cui il figlio del presidente si sarebbe dichiarato colpevole di due violazioni fiscali (non aver pagato in tempo le tasse nel 2017 e nel 2018), e per il possesso illegale di una pistola.
Il precedente avvocato difensore di Hunter Biden, Chris Clark, che aveva condotto i negoziati con il Dipartimento di Giustizia per il patteggiamento, ora non fa più parte del suo team legale. Si è ritirato dal caso citando la preoccupazione di poter essere testimone in un potenziale contenzioso dopo che gli accordi con il procuratore federale sono falliti. Da allora Hunter Biden ha assunto Abbe Lowell, un combattivo avvocato difensore i cui clienti includono il senatore democratico Bob Menendez, l’ex senatore democratico John Edwards e persino il genero di Trump, Jared Kushner.
Lowell ha difeso con successo Menendez dalle accuse di corruzione nel 2017 e ora lo rappresenta nel nuovo caso di corruzione. Ha difeso John Edwards, quando il senatore democratico era candidato alla vicepresidenza nel 2004. E ha aiutato Kushner a gestire l’indagine sulla Russia del consigliere speciale Robert Mueller.
Dopo che Lowell è entrato a far parte della squadra di Hunter Biden, la strategia legale per il figlio del presidente è cambiata. Non è più passivo alle accuse non provate che gli lanciano i repubblicani. Ha minacciato di citare in giudizio Fox News dopo senza nessuna prova Tucker Carlson ha detto che Hunter e Joe Biden erano coinvolti in un programma di riciclaggio di denaro.
A settembre, il figlio del presidente ha citato in giudizio Rudy Giuliani e il suo ex avvocato, Robert Costello, per violazione della sua privacy per aver fornito i suoi dati e averli distribuiti dopo essere entrati in possesso del suo computer. Ha portato accuse simili contro l’ex aiutante di Trump alla Casa Bianca Garrett Ziegler, che ha distribuito contenuti dal laptop. Gli atti di citazzione accusano Giuliani, Costello e Ziegler di aver violato il Computer Fraud and Abuse Act federale e una legge sulla privacy dei dati della California.
Sempre a settembre, Hunter Biden ha citato in giudizio l’IRS per non aver impedito che le sue informazioni fiscali diventassero pubbliche, citando il fatto che gli agenti dell’IRS che avevano indagato su di lui avevano testimoniato dettagliatamente al Congresso sui suoi affari finanziari.
All’inizio di questo mese, Lowell ha citato in giudizio Patrick Byrne, ex amministratore delegato di Overstock.com, per diffamazione dopo che Byrne aveva affermato che Hunter Biden aveva sollecitato una tangente dall’Iran.
E il 15 novembre, gli avvocati di Hunter Biden hanno lanciato forse la loro salva legale più ambiziosa: hanno tentato di citare in giudizio Trump, l’ex procuratore generale Bill Barr e altri alti funzionari del Dipartimento di Giustizia di Trump.
Le accuse mosse contro Hunter Biden sono il frutto di un “procedimento vendicativo o selettivo” che viola i suoi diritti costituzionali, ha scritto Lowell in un documento del tribunale chiedendo l’approvazione di un giudice per le citazioni in giudizio che, secondo Lowell, potrebbero aiutare a far luce sulla “campagna di pressione guidata e istigata da Donald Trump e dai suoi alleati al Congresso”.