Non accenna a placarsi la violenza armata a Gaza, dove nelle prime di domenica l’aviazione israeliana ha effettuato una serie di bombardamenti vicino all’ospedale Shifa di Gaza City, sovraffollato di pazienti e di decine di migliaia di palestinesi in cerca di rifugio.
I generali dello Stato ebraico sostengono, senza tuttavia offrire alcuna prova, che il più grande nosocomio della Striscia ospiti nei suoi sotterranei un centro di comando di Hamas, la milizia islamista responsabile dei sanguinosi raid nel sud di Israele costati la vita a circa 1.400 civili lo scorso 7 ottobre.
Ieri intanto, mentre carri armati e truppe di Tsahal avanzavano verso Gaza e i raid aerei si intensificavano, il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato l’inizio di una “seconda fase” nella battaglia contro l’organizzazione terroristica. In una conferenza stampa, il leader di Tel Aviv ha avvertito i concittadini di aspettarsi una campagna “lunga e dura”, ma si è astenuto dal definire le attuali incursioni come un’invasione.
Due gli obiettivi dello Stato ebraico: “distruggere le capacità militari e di governo di Hamas e riportare a casa gli ostaggi”, ha dichiarato Netanyahu “Siamo solo all’inizio”, ha aggiunto. “Distruggeremo il nemico in superficie e sottoterra”.
Non sono mancate peraltro le controversie: in un post su Facebook, Netanyahu sostiene non essere stato avvertito né dall’intelligence militare né dallo Shin Bet (sicurezza interna) sulla possibilità di una guerra da parte di Hamas. I militari, invece, hanno controbattuto sostenendo che il premier avrebbe ricevuto diversi avvertimenti sull’eventualità di attacchi dell’asse Iran-Hezbollah-Hamas, divenuti “più aggressivi” per via delle lacerazioni in Israele.

Per diverse ore i residenti di Gaza hanno dovuto affrontare un blackout quasi totale delle comunicazioni e di Internet, rallentando notevolmente le operazioni di soccorso. Diversi media palestinesi hanno tuttavia riferito all’inizio di domenica che le comunicazioni telefoniche e internet stavano gradualmente ritornando.
Il massimo dirigente di Hamas a Gaza, Yehia Sinwar, ha contestualmente dichiarato che i militanti palestinesi “sono immediatamente pronti” a rilasciare tutti gli ostaggi se Israele libererà tutte le migliaia di palestinesi detenuti nelle sue prigioni. Il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce militare israeliano, ha tuttavia liquidato l’offerta come “terrorismo psicologico”.
Il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza è salito sabato a poco più di 7.700 persone dall’inizio della guerra, con 377 morti segnalati dalla fine di venerdì, secondo il ministero della Sanità di Gaza che fa capo ad Hamas. La maggior parte delle vittime, secondo il ministero, sarebbero donne e minori.
Dall’inizio del conflitto più di 1,4 milioni di persone in tutta Gaza avrebbero lasciato le proprie abitazioni, e quasi la metà si è rifugiata nelle strutture predisposte dalle Nazioni Unite, in seguito ai ripetuti avvertimenti dell’esercito israeliano di evacuare immediatamente il nord di Gaza.
“Una catastrofe umanitaria si sta svolgendo davanti ai nostri occhi”, ha dichiarato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà lunedì per discutere della crisi israelo-gazista, secondo quanto riferito da fonti diplomatiche.