Prima udienza in tribunale a New York per l’ex presidente Donald Trump. La settimana scorsa era già stato riconosciuto colpevole di frode per aver gonfiato per decenni il valore delle proprietà della sua holding, la Trump Organization in modo da ottenere prestiti, e assicurazioni sui prestiti, a condizioni più vantaggiose. Le assicurazioni sui prestiti per le società di Trump sono obbligatorie perché in passato sei delle sue aziende hanno dichiarato il fallimento.
Di prima mattina fuori dal tribunale a Foley Square ai piedi della bianca scalinata di marmo immortalata dalla serie televisiva “Law and Order”, c’erano una trentina di dimostranti con i cartelli che lo hanno accolto al grido “Nessuno è al di sopra delle legge”.
Il palazzo accanto, è identico ed è la corte federale, dove nel primo pomeriggio è comparso il senatore Robert Menendez con la moglie, entrambi incriminati per concussione e corruzione. Oggi il loro processo è stato fissato per il 6 maggio del prossimo anno. Due processi per due politici di primo piano, il primo per un ex presidente, il secondo per il senatore democratico, costretto a lasciare la presidenza della Commissione Esteri dopo l’arresto della scorsa settimana.
l magistrato Arthur Engoron, che presiede il processo all’ex presidente, ha permesso telecamere e fotografi in aula prima dell’inizio del dibattito.
L’ex presidente scuro in volto era in mezzo ai suoi avvocati difensori. Letitia James, la grande accusatrice, era in seconda fila, dietro il banco del pubblico ministero.
L’udienza si è tenuta per determinare la penalizzazione che la Trump Organization dovrà pagare. L’Attorney General di New York chiede una “multa” di 250 milioni di dollari e una serie di sanzioni che limiteranno la capacità della holding dell’ex presidente di svolgere affari a New York. Una decisione pesantissima che impone un supervisore per amministrare le società e, soprattutto, il ritiro di tutte le licenze commerciali emesse dallo stato di New York alla Trump Organization. Una decisione che in pratica paralizza la holding dell’ex presidente.
Come nel suo stile, mancando di argomenti legali per rispondere alle accuse l’ex presidente si è gettato in una valanga di insulti nei confronti degli inquirenti. “Sono in tribunale per difendere la mia reputazione. Tutto questo caso è una vergogna!”, ha detto Trump ai giornalisti poco prima di entrare in aula aggiungendo che Letitia James è “corrotta e razzista e che non bisogna credere a nulla di quello che viene detto in aula” e il giudice Arthur Ergon è uno “squilibrato” e che il processo “è una caccia alle streghe”. Ha definito la decisione del magistrato Engoron “antiamericana”, nonché parte di un complotto creato apposta per danneggiare la sua campagna presidenziale: una “caccia alle streghe” che sta diffamando e calunniando “una grande compagnia”.

Uscendo dall’aula per la pausa del pranzo Trump è tornato alla carica affermando di essere al centro di “un processo vergognoso presentato da una Attorney General corrotta e razzista”. Suggerendo che i magistrati dovrebbero concentrarsi sulla criminalità violenta, sostenendo che gli omicidi stanno aumentando nella città e nello stato, definendola “un’epidemia, e sprecano il loro tempo per darmi la caccia”, aggiungendo che il magistrato Arthur Engoron dovrebbe essere radiato dall’ordine degli avvocati.
Oggi Trump non era tenuto a comparire in tribunale per il processo, ma ha scelto di essere in aula in modo da poter lanciare le sue accuse al magistrato e agli inquirenti. Peraltro accanto all’ex presidente c’era Jason Miller, il suo stratega elettorale.
Letitia James nel settembre del 2022 aveva accusato l’ex presidente, assieme ai figli Donald Jr ed Eric, di aver gonfiato gli asset della Trump Organization per decenni. Tra gli imputati allora c’era anche la figlia Ivanka, la quale però questa estate è stata esonerata dopo che la corte d’appello di New York ha stabilito che i potenziali reati si erano estinti perché avvenuti troppo tempo fa.
Nella sentenza emessa la scorsa settimana il magistrato Arthur Engoron aveva determinato che in base “alle numerosissime prove e testimonianze” risultava “evidente che gli imputati” fossero “responsabili di frode” per aver fornito “informazioni finanziarie false”, aumentando i redditi della loro holding fino a 3,6 miliardi di dollari.
Per i processi di diritto civile la formula per la condanna è molto meno restrittiva che non quella dei procedimenti penali. Basta la “preponderance of evidence”, cioè le numerose prove e testimonianze mostrate in aula, e non come nel diritto penale che invece vuole il verdetto “al di sopra di ogni ragionevole dubbio”.
Secondo quanto affermato in aula dal pubblico ministero questa frode avrebbe aiutato l’ex inquilino della Casa Bianca a ottenere prestiti per la costruzione di un golf resort a Miami, un hotel a Washington e un altro albergo di lusso a Chicago.
Il processo è ricco di testimoni, fra i quali i due figli di Trump, Eric e Donald Jr, l’ex direttore finanziario della Trump Organization, Allen Weisselberg, l’ex avvocato di Trump, Michael Cohen abbandonato dall’ex presidente dopo che Trump affermò agli inquirenti che era all’oscuro dei pagamenti fatti alla pornoattrice Stormy Daniels, e che Michael Cohen li aveva fatti di testa sua. Dichiarazioni che aprirono una serie di procedimenti penali sul suo avvocato che si sono conclusi poi con la condanna di Cohen per evasione fiscale. Da allora Cohen è diventato il suo grande accusatore. La figlia Ivanka, invece non è stata convocata. Quest’estate la corte d’appello di New York ha respinto le accuse su di lei stabilendo che i potenziali reati si erano estinti perché avvenuti troppo tempo fa.

Kevin Wallace, dell’ufficio del procuratore generale Letitia James, ha concentrato le sue dichiarazioni sulle prove che sottolineano la pianificazione, da parte degli imputati, di aumentare il patrimonio di Trump mostrando con un powerpoint i numeri della frode. Wallas ha anche fatto vedere in aula la deposizione dell’ex avvocato di Trump, Michael Cohen. Nella testimonianza l’ex “fixer”di Trump, che era stato anche vicepresidente della Trump Organization, ha fornito un esempio della irrefrenabile frenesia dell’ex presidente di essere “in cima alla lista di Forbes”, affermando “che il suo patrimonio netto di 6 miliardi di dollari doveva essere valutato 8 miliardi. “Allen e io abbiamo dovuto cambiare le cifre per far fronte alla sua richiesta”, ha detto Cohen.
L’avvocato di Trump Christopher Kise ha sostenuto che le stime del valore della proprietà al centro del caso non erano errate perché esistono numerosi modi, a volte molto complessi, per valutare i beni immobiliari e ha sottolineato a più riprese che “non vi era alcun intento di commettere un reato”.
Il primo testimone del procuratore generale di New York è Donald Bender, che è stato per lungo tempo contabile di Trump presso Mazars USA che non prepara più le tasse dell’ex presidente. L’azienda ha lasciato l’incarico dopo aver affermato che non si doveva fare affidamento sui rendiconti finanziari di Trump.
Bender ha testimoniato di aver compilato le dichiarazioni sulle condizioni finanziarie di Trump e della Trump Organization in base alle informazioni che gli venivano fornite dai dirigenti della società. Ha detto di aver svolto una serie di lavori per la Trump Organization e Donald Trump, comprese le dichiarazioni sulla situazione finanziaria. L’udienza è terminata alle 4:30. Riprenderà domani mattina.
Il processo è il prologo a una maratona giudiziaria per il candidato repubblicano favorito nella corsa alle presidenziali del 2024. Oltre al processo civile che lo vedrà impegnato per alcune settimane, il prossimo 4 marzo dovrà comparire davanti a un tribunale federale di Washington per aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali vinte nel 2020 da Joe Biden. Successivamente dovrà rispondere anche in Florida per aver nascosto i documenti top secret che aveva portato via dalla Casa Bianca alla fine del suo mandato presidenziale.
Trump sta anche affrontando accuse penali in un caso presentato ad aprile dal procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg in cui gli vengono contestati 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali. In tutti i procedimenti giudiziari Trump si è dichiarato “non colevole”.
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