Ripristinare l’accordo sul grano tra Mosca e Kyiv per scongiurare una crisi alimentare globale. È questo il messaggio che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha voluto consegnare personalmente lunedì al suo omologo russo Vladimir Putin nel corso di un bilaterale tenutosi nella Bocharov Ruchey di Sochi, residenza estiva del leader del Cremlino.
Il luogo scelto per il summit è simbolicamente ubicato sulle rive del Mar Nero – lo stesso specchio d’acqua che bagna sia l’Ucraina che la Russia, e che per circa un anno è rimasta ‘zona franca’ nonostante il sanguinoso conflitto tra i due Paesi est-europei.
Dal Mar Nero transita infatti la gran parte dell’export di grano ucraino, principalmente destinato ai Paesi in via di sviluppo e alla Cina (che ne assorbe da sola circa un terzo). Ma in guerra, come è noto, ogni imbarcazione diventa bersaglio del fuoco nemico – compresi i cargo commerciali. Dall’invasione russa del 24 febbraio 2022 al 22 luglio dello stesso anno, dunque, tonnellate di grano, orzo e olio di girasole sono rimaste stipate nei silos di Odessa, lasciando letteralmente a bocca asciutta un gran numero di Paesi mediorientali, asiatici, e nordafricani. Uno shock che ha comportato inevitabilmente un’impennata nei prezzi dei prodotti alimentari, fomentando contemporaneamente fame e instabilità.
Un accordo mediato a luglio dell’anno scorso da Turchia e Nazioni Unite è riuscito ad ovviare al problema, garantendo un corridoio sicuro alle navi cargo in viaggio da e verso i porti ucraini. Dopo essere stata rinnovata per ben tre volte (una ogni quattro mesi), tuttavia, l’intesa è saltata lo scorso 17 luglio su iniziativa del Cremlino – che da quella data ha iniziato un’intesa campagna di bombardamenti proprio contro i porti ucraini sul Mar Nero.

Per ripristinare il corridoio commerciale, i russi chiedono infatti un allentamento delle sanzioni finanziarie occidentali contro Mosca – ricollegando la Banca Agricola Russa al sistema di pagamento SWIFT – nonché la ripresa delle esportazioni di ammoniaca russa dal Mar Nero attraverso un gasdotto attualmente danneggiato tra Russia e Ucraina.
Incontrando la controparte turca, Putin ha sostenuto che la Russia “è aperta ai negoziati” sul tema alimentare, ma ribadito che Mosca non indietreggerà sui suoi desiderata. Al contempo, il leader russo ha annunciato che entro la fine dell’anno verranno consegnate a 6 Paesi africani dalle 25.000 alle 50.000 tonnellate di cereali per far fronte alla crisi alimentare, come già promesso in occasione del vertice Russia-Africa tenutosi a San Pietroburgo un mese fa.
Più ottimista invece il leader di Ankara. “Credo che raggiungeremo una soluzione che soddisferà le aspettative in breve tempo”, ha detto Erdoğan, che sin dallo scoppio del conflitto ha mantenuto aperti i canali commerciali e diplomatici con Putin, diversamente dal resto dei Paesi NATO.

Putin, come raccontato dal New York Times, incontrerà anche Kim Jong-un, che intende recarsi in Russia a settembre per incontrare il presidente russo e discutere la possibilità di fornire a Mosca più armi per la guerra, oltre ad altre forme di cooperazione militare. In una rara uscita dal suo Paese, Kim dovrebbe viaggiare da Pyongyang, probabilmente su un treno blindato, a Vladivostok, sulla costa pacifica della Russia, dove incontrerà Putin durante l’Eastern Economic Forum in programma dal 10 al 13 settembre.
Putin vuole che Kim concordi di inviare alla Russia proiettili di artiglieria e missili anticarro, mentre Kim vorrebbe che Mosca fornisse alla Corea del Nord tecnologia avanzata per satelliti e sottomarini a propulsione nucleare.
Tutto ciò mentre in Ucraina prosegue la controffensiva militare contro le truppe russe nel Donbass e nel Sud. La notizia è che a coordinare le operazioni, però, non sarà più il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, che domenica pomeriggio è stato licenziato in mondovisione dal presidente Volodymyr Zelensky.
“Il ministero ha bisogno di nuovi approcci e di diverse forme di interazione sia con i militari che con la società”, ha annunciato dal leader ucraino in un discorso televisivo serale. Ma dietro il siluramento ci sono più probabilmente infamanti accuse di corruzione relative a “creste” che Reznikov e funzionari del ministero avrebbero compiuto su alcuni appalti pubblici (pagando ad esempio cappotti estivi al posto di indumenti invernali – e a un prezzo tre volte superiore a quello di mercato). Accuse che Reznikov smentisce categoricamente – così come aveva già smentito un suo coinvolgimento in analoghe operazioni opache venute alla luce all’inizio dell’anno.
A prendere il suo posto sarà Rustem Umerov, politico 41enne di origini tataro-crimeane che dallo scorso settembre presiede il Fondo del demanio statale. Fedelissimo di Zelensky, Umerov è stato coinvolto in alcune delle più delicate trattative diplomatiche con Mosca – dallo scambio di prigionieri di guerra all’evacuazione dei civili dai territori occupati. La scorsa estate, inoltre, ha preso parte della delegazione di Kyiv alla serie di negoziati con Mosca che hanno partorito proprio l’accordo sul grano.