L’ex presidente Donald Trump si è costituito nel carcere della contea di Fulton in diretta tv, trasformando anche il suo arresto in uno show. Un commercial per la sua campagna elettorale sulla persecuzione giudiziaria da dare in pasto al suo elettorato, che secondo i sondaggi apprezza la sua lotta contro i magistrati, l’amministrazione Biden e quella che lui chiama “la sinistra radicale”. Uno spartito già provato ieri sera con Tucker Carlson mentre i suoi compagni di partito davano vita al dibattito di Milwaukee che lui ha disertato.
Aveva annunciato che si sarebbe presentato in carcere alle 19:30 e così è stato. Le immagini riprese dagli elicotteri della lunga fila di Suburban nere della polizia e dei servizi di sicurezza con i lampeggianti accesi, una dozzina, più una ventina di poliziotti in motocicletta, che hanno percorso le 15 miglia dall’aeroporto Hartsfield-Jackson alla prigione della contea, sono entrate nelle case di milioni di americani mostrando una città dove le uniche persone in strada erano agenti e giornalisti e uno sparuto gruppo di sostenitori dell’ex presidente da un lato della strada mentre dall’altro c’era gente che vuole vederlo in carcere.
Davanti alla prigione – che ha una pessima fama di violenza ed ha ispirato tanto canzoni rap quanto ispezioni del Dipartimento di Giustizia – c’era una folla di giornalisti e squadre televisive accampate da giorni.
Non ci sono state le temute dimostrazioni. Tra l’ingresso dell’ex presidente nella prigione e la sua uscita sono trascorsi poco meno di 45 minuti. È stata fatta la sua foto segnaletica.
A Trump, che era accompagnato dal suo avvocato, sono stati letti i capi di imputazione per i suoi tentativi di ribaltare la sconfitta elettorale del 2020 in Georgia. Trump è stato rinviato a giudizio il 14 agosto accusato di aver commesso 13 reati, tra cui violazione della legge statale anti-racket per aver costituito una impresa criminale, sollecitazione di un pubblico ufficiale a violare il suo giuramento, cospirazione per impersonare un pubblico ufficiale, cospirazione per commettere falsificazione di primo grado e cospirazione per presentare documenti falsi.
In mattinata aveva cambiato la sua squadra legale. Drew Findling un noto avvocato di Atlanta, è stato sostituito da Steven Sadow. “Non avrebbe mai dovuto essere incriminato. E’ innocente su tutte le accuse presentate nei suoi confronti”, afferma Sadow che peraltro è stato immediatamente chiamato al suo lavoro ancora prima dell’arrivo dell’ex presidente perché uno dei 19 imputati, l’avvocato Kenneth Chesebro, accusato di aver orchestrato il piano per inviare falsi elettori al Congresso, ha chiesto al magistrato un processo abbreviato. Richiesta sostenuta anche dal procuratore distrettuale Fani Willis che ha domandato al magistrato di mettere in calendario l’inizio del procedimento giudiziario per il 23 ottobre, tra due mesi. Steve Sadow, si è opposto e ha indicato che avrebbe presentato una mozione per separare il suo caso, quello di Trump, da quello di Chesebro, cosa che lo libererebbe dal procedimento abbreviato. La questione ora spetta al giudice Scott McAfee, che ha gestito la procedura della convalida degli arresti e delle cauzioni per i 19 imputati.
Un processo a soli due mesi da oggi sembra poco plausibile, data la quantità di imputati, di mozioni preliminari e le complesse questioni legali che potrebbero essere discusse prima che una giuria possa essere insediata.
La decisione di Trump di cambiare avvocato è stata fatta dopo che Drew Findling, avevano negoziato una cauzione di 200 mila dollari per Trump.
Nel primo pomeriggio si era costituito il suo ex capo di gabinetto, Mark Meadows che è stato rilasciato dopo aver versato una cauzione di 100 mila dollari.
Tre degli imputati – Mark Meadows, Jeff Clark e David Shafer – stanno cercando di trasferire il caso alla corte federale, il che metterebbe da parte il procedimento nella contea di Fulton. Insieme all’ex funzionario del Dipartimento di Giustizia Jeffrey Clark, Meadows aveva chiesto di trasferire il caso alla corte federale, sostenendo che la posizione di “funzionario federale” durante il periodo dei reati per i quali è stato incriminato giustifica un cambiamento di giurisdizione. Fani Willis ha respinto tali richieste mercoledì con una risposta focosa e un giudice federale ha rifiutato di prorogare la scadenza di venerdì. Lunedì ci sarà un’udienza alla quale dovrà testimoniare il segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, il funzionario al quale Trump chiese di “trovare 11.780 voti”, quanto bastava per vincere le elezioni nello stato.
Jeffrey Clark è invece accusato di aver cercato di inviare una lettera ufficiale del Dipartimento di Giustizia ai funzionari elettorali della Georgia piena di bugie sulle elezioni. Quella lettera conteneva affermazioni infondate secondo cui gli investigatori avevano “identificato preoccupazioni significative che potrebbero aver influenzato l’esito delle elezioni” in più stati.
Si è costituito anche Floyd Harrison, il capo del gruppo “Black Voices for Trump”, al quale non è stata concessa la libertà su cauzione perché quando gli agenti federali gli hanno notificato il mandato di comparizione li ha spintonati. Il giudice ha negato la libertà su cauzione ed ora è in custodia presso la prigione della contea di Fulton fino al processo. È l’unico imputato detenuto.
A Washington, il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, che accusa i democratici di usare la Giustizia come arma contro i repubblicani, ha detto di aver lanciato un’indagine su Fani Willis per sapere se le sue indagini sono state coordinate con i funzionari federali, incluso il procuratore speciale Jack Smith. In una nuova lettera, Jordan chiede informazioni e comunicazioni con il Dipartimento di Giustizia e i funzionari federali sui finanziamenti che l’ufficio riceve.