Dopo aver passato anni nei corridoi del potere provinciale russo, Denis Sharonov ora guida per le strade degli Stati Uniti dove lavora come camionista. “Qui in Michigan è paradisiaco”, ha raccontato in un’intervista parlando della sua nuova vita dopo aver passato due anni anni come ministro dell’Agricoltura della Repubblica di Komi, nella Russia settentrionale: un’area grande quasi quanto la California.
Dal 2020 al 2022 ha servito sotto il regime di Vladimir Putin, prima che la Russia invadesse l’Ucraina e migliaia di cittadini scappassero dal Paese, spinti dalla repulsione per la guerra e dalla paura di essere mandati al fronte.
“Molte persone non capiscono la mia scelta – ha detto Sharonov – Mi prendono in giro. Dicono che sono passato da Ministro a camionista, ma io non la vedo affatto così: sono orgoglioso di ciò che faccio”.
Il suo profilo Instagram, un tempo pieno di immagini in giacca e cravatta mentre incontra funzionari e agricoltori locali, ora somiglia a quello di un blogger in viaggio attraverso gli USA. “Sono curioso di vedere come funziona il governo”, aveva detto prima di entrare in carica, finendo poi per essere disilluso da un ambiente descritto come pieno di “corruzione e burocrazia”.
“In Russia, la ragione principale per cui si entra in politica è rubare soldi. È una piaga che ha fatto a pezzi il mio Paese. Lì o ti adegui o vieni cacciato”. Sharonov ha dichiarato di aver perso il favore del governatore della regione, Vladimir Uyba, dopo essersi rifiutato di partecipare a piani di finanziamento corrotti. Per lui, a quel punto, è arrivato il licenziamento un mese prima che le truppe russe invadessero l’Ucraina: una decisione che lo ha lasciato “profondamente turbato”. “Mi sono reso conto che, rimanendo nel Paese, avrei partecipato a questa guerra illegale, in un modo o nell’altro”.
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La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata quando ha ricevuto l’ordine di arruolarsi durante la campagna di mobilitazione russa dello scorso autunno. “Quando gli ufficiali dell’esercito sono venuti a consegnare la convocazione per la leva al mio indirizzo di casa non mi è rimasto altro da fare che lasciare il Paese”.
Sharonov, che a 48 anni era troppo vecchio per essere mobilitato secondo la legge russa, ha collegato l’avviso di leva al suo “lungo conflitto” con Uyba, che avrebbe cercato di sbarazzarsi di lui mandandolo in Ucraina. È così partito per gli Stati Uniti, un Paese che lo aveva già accolto negli anni ’90 quando era andato a studiare in Vermont.
Dall’inizio della guerra, gli Stati Uniti hanno registrato una massiccia ondata di emigrazione: negli ultimi sei mesi, oltre 8.600 russi hanno cercato rifugio negli USA, 35 volte in più rispetto ai 249 registrati prima dello scoppio del conflitto.
In attesa dell’esito della richiesta di asilo, Sharonov ha cercato un modo per guadagnarsi da vivere: “Lavorare come camionista sembrava il modo più semplice. Per quanto riguarda lo stipendio, guidando un camion i miei guadagni sono simili a quelli che avevo da ministro regionale in Russia. Lì di solito i funzionari trovano altri modi per fare soldi”.
In sei mesi di lavoro ha visitato 45 Stati americani, descrivendo nei dettagli la bellezza della costa occidentale della California. “A volte mi sembra di vivere una grande avventura, scoprendo il Paese sulla strada”. La sua prossima tappa sarà l’Alabama.