Per la prima volta dallo scorso 18 luglio, le autorità nordcoreane hanno confermato che il militare statunitense Travis King è sotto la loro custodia, dopo averlo arrestato per aver oltrepassato il confine tra Sud e Nord.
Ad annunciare l’attesa “risposta” di Pyongyang dopo due settimane di solleciti è stato giovedì un portavoce del Comando delle Nazioni Unite (UNC) a guida americana. L’UNC, che presidia la Zona demilitarizzata (DMZ), aveva ripetutamente cercato di mettersi in contatto con i nordcoreani utilizzando la linea telefonica diretta con l’esercito di Pyongyang [KPA] nell’Area di sicurezza congiunta.
“Il KPA ha risposto al Comando delle Nazioni Unite in merito al soldato King. Per non interferire con i nostri sforzi per riportarlo a casa, non entreremo nei dettagli in questo momento”, si legge in un comunicato.
La risposta nordcoreana indica verosimilmente una predisposizione alla trattativa con Washington, e più nello specifico allo scambio di prigionieri. King è attualmente l’unico cittadino americano detenuto in Corea del Nord. Negli ultimi anni, tuttavia, diversi cittadini USA entrati illegalmente nel Paese sono stati liberati entro sei mesi – fatta eccezione per presunte spie e criminali.
Solitamente è l’ambasciata svedese a Pyongyang a negoziare per conto di Washington – dal momento che gli statunitensi non intrattengono relazioni diplomatiche ufficiali con il Nord. Tuttavia, il personale diplomatico del Paese scandinavo è temporaneamente assente dal Paese a causa della chiusura delle frontiere post-pandemia.
Nel frattempo, in un’intervista alla CNN, la famiglia di King ha categoricamente escluso che il loro parente possa aver ‘tradito’ in favore del regime di Kim. King – che secondo le forze armate statunitensi ha attraversato “volontariamente e senza autorizzazione” il 38esimo parallelo durante un tour guidato dopo aver rifiutato il rimpatrio per motivi disciplinari – è il primo soldato statunitense a entrare in Corea del Nord dal 1982.