Quando si tratta di aprire i testamenti delle persone note, soprattutto se l’eredità è importante, il copione è sempre lo stesso: diversi documenti non ufficiali vengono ritrovati, i figli – cioè gli eredi diretti – litigano per la propria parte e quindi decidono di presentare la causa in tribunale. A Detroit, in Michigan, i giudici hanno trovato un accordo per capire quali fossero le ultime volontà di Aretha Franklin, l’icona della musica morta nell’agosto del 2018 a 76 anni dopo una lunga malattia. Con un processo lungo due giorni, è stato stabilito che il documento del 2014 trovato sotto a un cuscino del divano in casa di Franklin è il testamento a cui i figli devono fare riferimento per ricevere il patrimonio.
Vincitrice di 18 Grammy Awards e riconosciuta come la regina del soul con canzoni come Respect e Think, Franklin è sempre stata estremamente riservata sul suo patrimonio, che all’inizio si stimava ammontasse a 80 milioni di dollari. Poi, a causa di una serie di tasse non pagate e diverse valutazioni, il bottino della cantante si è ridotto a quasi cinque milioni, composti da case, gioielli, pellicce e premi. Al momento del decesso, sembrava non fosse stato lasciato alcun testamento e che quindi l’eredità dovesse venir divisa in parti uguali fra i quattro figli. Invece, dopo nove mesi, sono stati ritrovati documenti non ufficiali scritti a mano dalla Franklin.
A distanza di cinque anni, tre dei suoi quattro figli sono entrati in tribunale per discutere e decidere la divisione. La primogenita, Clarence, non è coinvolta nel caso perché vive sotto tutela in una casa di cura, anche se è comunque destinata a ricevere una parte dell’eredità.
I due plichi, su cui i giudici hanno lavorato ed emesso la sentenza, erano stati ritrovati in due posti e momenti diversi: quello scartato, datato giugno 2010, in un armadietto chiuso a chiave e l’altro, quello che ha vinto la causa datato marzo 2014, sotto un cuscino del divano nella casa di Franklin nella periferia di Detroit – la residenza arredata con i premi e i riconoscimenti ricevuti dall’artista. Secondo la legge statunitense, dato che entrambi i documenti sono stati ritrovati nello Stato del Michigan, rimangono validi pur essendo scritti a mano.
I pareri degli eredi diretti erano discordanti. Kecalf ed Edward Franklin, secondo e quarto figlio, credevano nella validità del documento ritrovato nel 2014, dove Kecalf è stato nominato come co-esecutore testamentario e quindi ha ereditato la villa della madre – una casa dal valore di 1,2 milioni di dollari descritta come “il gioiello della corona” dall’avvocato del quarto fratello. Theodore White II, il terzo figlio, faceva riferimento al documento del 2010, dove era stato citato come unico erede insieme a una nipote. Secondo gli avvocati dei altri due, il terzo fratello avrebbe voluto diseredarli.
Si chiude una battaglia legale durata quasi cinque anni che ha diviso la famiglia.