È la fine di un’era. Le università e i college americani non potranno tenere in considerazione la razza nel valutare le richieste di ammissione degli studenti: lo ha deciso la Corte suprema accogliendo il ricorso fatto contro alcune università, tra cui Harvard e la University of North Carolina. Una decisione che causerà una tempesta politica come quella della scorsa estate di abolire il diritto delle donne alla scelta della maternità.
Sebbene il risultato fosse previsto, la decisione di oggi avrà ampie ripercussioni alle prossime elezioni presidenziali.
Oggi i giudici hanno cancellato Affirmative Action, la regola di “discriminazione positiva” finalizzata per ottenere una maggiore inclusione delle minoranze nel processo del miglioramento della vita, inclusa l’ammissione alle università. “Affirmative Action” era un decreto esecutivo del presidente Kennedy del 1961 che imponeva quote di minoranza per spingere le stesse opportunità all’interno della società americana, in quegli anni profondamente razzista, che in questo modo potevano avere accesso agli stessi benefici della maggioranza bianca. Una decisione che ha prodotto tre generazioni di professionisti nella parte più debole della società americana.
Il parere è stato scritto dal giudice capo John Roberts e sostenuto dai cinque giudici conservatori. Tutti e tre i giudici progressisti si sono opposti.
“Eliminare la discriminazione razziale significa eliminarla del tutto», ha scritto il giudice capo della Corte Suprema John Roberts, insieme ai giudici Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. «Lo studente deve essere trattato in base alle sue esperienze come individuo, non in base alla razza. Molte università hanno fatto per troppo tempo esattamente il contrario”, ha scritto Roberts.

Nella dissenting opinion dei tre giudici rimasti in minoranza, la relatrice Sonia Sotomayor (nominata alla Corte suprema dall’ex presidente Barack Obama), affiancata dai giudici Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson afferma “L’America non è, e non è mai stata, daltonica.La Corte ignora le pericolose conseguenze di un’America in cui la sua leadership non riflette la diversità dei propri cittadini. L’uguale opportunità di istruzione è un prerequisito per arrivare all’eguaglianza etnica”, e che in questo senso la decisione “fa regredire decenni di precedenti e di progressi epocali”, stabilendo “che il criterio etnico non possa più essere usato entro certi limiti per raggiungere un obiettivo così importante”. Così facendo – aggiunge – “la Corte trasforma un concetto superficiale di eguaglianza sulla base del colore della pelle in un principio costituzionale, in una società che vive una segregazione endemica, in cui la razza ha sempre contato e continua a contare”.
“Le discriminazioni esistono ancora negli Stati Uniti, le pari opportunità non ci sono ovunque nel Paese” ha detto Joe Biden commentando dalla Casa Bianca la decisione dei magistrati.
“Credo che i nostri college siano più forti quando c’è diversità razziale”, ha proseguito. “C’è bisogno di un nuovo percorso, non possiamo lasciare che questa sia l’ultima parola”, ha aggiunto, ribadendo la sua “forte delusione” per la sentenza.
“Come ogni decisione politica, Affirmative Action non è stata perfetta”, ha dichiarato l’ex presidente Barack Obama in una dichiarazione. “Ma ha permesso a generazioni di studenti come Michelle e me di dimostrare che anche noi siamo parte dell’America. Ora tocca a tutti noi offrire ai giovani le opportunità che meritano ”.
“Un gigantesco ostacolo nella marcia del nostro Paese verso la giustizia sociale”, ha commentato il capogruppo democratico al Senato, Chuck Schumer.

Lee Bollinger, presidente della Columbia University, prevede cinque anni di caos prima che le università possano implementare le nuove decisioni, mentre le università esplorano altri modi per mantenere il principio di uguaglianza ed equità nella decisione di iscrivere gli studenti utilizzando livelli di reddito e altri fattori socioeconomici.
Kevin Guskiewicz, chancellor della University of North Carolina, ha affermato che l’università “rimane fermamente impegnata a riunire studenti di talento con prospettive ed esperienze di vita diverse e continua a rendere accessibile un’istruzione di alta qualità a prezzi accessibili alla gente della Carolina del Nord. Anche se non è il risultato che speravamo, esamineremo attentamente la decisione della Corte Suprema e adotteremo tutte le misure necessarie per rispettare la legge”.
La corte suprema ha inoltre dato ragione ad un ex postino cui era stata negata l’esenzione dal lavoro la domenica per poter praticare la sua fede di cristiano evangelico. La corte suprema, che con la sua maggioranza conservatrice sta allargando i diritti religiosi, ha ravvisato – questa volta all’unanimita’ – una violazione della legge federale anti discriminazione legata al Civil Rights Act del 1964, che proibisce ai datori di lavoro discriminazioni su base religiosa, razziale, sessuale o di origine nazionale.
I sei magistrati della maggioranza, in una nota a piè di pagina, nella loro decisione esentano le accademie militari dall’esclusione di Affirmative Action.
Infine La corte suprema ha dato ragione ad un ex postino cui era stata negata l’esenzione dal lavoro la domenica per poter praticare la sua fede di cristiano evangelico. I magistrati all’unanimità hanno deciso che il servizio postale era in violazione della legge federale anti discriminazione legata al Civil Rights Act del 1964, che proibisce ai datori di lavoro discriminazioni su base religiosa, razziale, sessuale o di origine nazionale.