“Mosca è aperta al dialogo” con Washington in merito al controllo dei rispettivi armamenti nucleari.
Ad affermarlo è stato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, che ha giudicato “positive” le parole del consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan. Venerdì il capo-consulente di Biden aveva infatti manifestato l’intenzione dell’amministrazione dem di intavolare discussioni “senza precondizioni” con il Cremlino prima della scadenza dell’ultimo accordo nucleare ancora in vigore tra le due potenze – il New START (che terminerà nel 2026)-, cercando di coinvolgere per la prima volta anche la Cina.
Sullivan aveva inoltre dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a tenere fede agli impegni previsti dal trattato qualora la Russia fosse stata disposta a fare lo stesso.
“Si tratta di una dichiarazione importante e positiva da parte di Sullivan. Naturalmente, ci aspettiamo che venga confermata de facto da passi attraverso i canali diplomatici, e poi si potranno prendere in considerazione i formati proposti per il dialogo”, ha dichiarato lunedì Peskov.

L’appello pubblico di Sullivan a Mosca e Pechino giunge nel contesto di crescenti tensioni con entrambi i Paesi, esemplificate dalla guerra in Ucraina e dall’escalation con la Cina sul dossier taiwanese e nel Mar Cinese Meridionale
Il patto New START, firmato nel 2010 da Barack Obama e dal suo omologo russo Dmitrij Medvedev ed entrato in vigore l’anno successivo, fissa un limite massimo al numero di armi nucleari strategiche che i due Paesi possono schierare. Nello specifico, Mosca e Washington possono dispiegare un massimo di 700 missili e bombardieri a lungo raggio e 1.550 armi nucleari strategiche, oltre a consentire agli ispettori statunitensi e russi di verificare che la controparte rispetti i termini dell’accordo.
L’accordo è stato rinnovato per un altro quinquennio nel 2021, poco dopo l’elezione del democratico Joe Biden. Lo scorso febbraio, tuttavia, il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di interrompere il coinvolgimento di Mosca nell’accordo – rifiutandosi di far visitare le proprie strutture agli ispettori di Washington (ma continuando apparentemente a rispettare il tetto massimo di armi schierabili).
Sullivan ha ammesso che le mire cinesi e la minaccia nucleare russa avranno decisamente un grande impatto su qualsiasi accordo futuro. La Federation of American Scientists stima che Pechino possieda solo 410 testate strategiche al momento – ma il Pentagono prevede che l’arsenale cinese potrebbe salire a 1.500 entro il 2035.
Prima di aggiungere un posto al tavolo negoziale, però, c’è innanzitutto da salvare l’accordo tra le parti originarie. Nel caso le trattative non dovessero andare in porto entro la fine del 2026, infatti, sarebbe la prima volta dal 1972 che le due maggiori potenze nucleari sarebbero formalmente libere di schierare un numero arbitrario di armi nucleari.
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