L’afroamericano Tyre Nichols è morto per un trauma da corpo contundente dopo essere stato aggredito da cinque agenti di polizia di Memphis, che lo avevano fermato per un controllo stradale lo scorso 7 gennaio.
A rivelarlo è stata l’ultima autopsia disposta sul cadavere del 29enne, che ha fatto emergere lesioni alla testa e ad altri organi, oltre a danni cerebrali.
I risultati del check eseguito dai medici legali della Contea di Shelby, Tennessee, hanno rivelato che Nichols aveva emorragie interne, lacerazioni cerebrali, oltre a lividi e ferite su tutto il corpo. Inoltre, si è scoperto che la vittima aveva un tasso alcolemico dello 0,049% – assai inferiore al limite legale per guidare. Risultati simili erano stati già raggiunti da un’autopsia indipendente commissionata dalla famiglia di Nichols a gennaio.
Dopo la sua morte, cinque agenti di polizia afroamericani di Memphis sono stati accusati di omicidio e altri reati. Rinviati a giudizio, a febbraio i cinque poliziotti hanno dichiarato di non essere colpevoli.
In un comunicato, gli avvocati della famiglia Ben Crump e Antonio Romanucci hanno dichiarato che “il video di questo omicidio ha stupito il mondo e siamo ancora una volta sbalorditi nel vederlo messo nero su bianco dal medico legale”.
La famiglia Nichols ha intentato una causa contro la città di Memphis, il suo dipartimento di polizia e gli agenti coinvolti, chiedendo un risarcimento monetario per coprire le spese mediche, funerarie e di altro tipo sostenute in seguito alla morte del 29enne dopo l’ennesimo caso di violenza della polizia.
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