È andata in onda ieri sera, il 27 aprile, l’ultima puntata del Late Late Show di James Corden.
Il conduttore di origini britanniche ha detto addio al suo talk show dopo 8 anni di successi – e dopo aver inventato un format, quello del Carpool karaoke, diventato presto iconico – in una puntata speciale a cui hanno preso parte diverse celebrità e personaggi pubblici, tra cui il presidente Joe Biden, gli attori Will Ferrell e Tom Cruise, e le popstar Adele e Harry Styles.
“Sono sorpreso che tu sia durato otto anni in un qualsiasi lavoro”, ha scherzato l’inquilino della Casa Bianca in un video-messaggio. Ferrell e Styles hanno invece simbolicamente (ma anche letteralmente) distrutto a colpi di martello la scrivania del conduttore.
Durante la puntata sono intervenuti inoltre alcuni dei più celebri colleghi di Corden – Seth Myers, Jimmy Kimmel, Stephen Colbert, Jimmy Fallon e David Letterman – ironicamente ripresi a discutere su chi si sarebbe dovuto occupare del Carpool Karaoke dopo il ‘ritiro’ di Corden.
A partecipare all’ultima puntata del format – che consiste nel far canticchiare canzoni alle celebrità in una macchina che gira per Los Angeles – è stata Adele, grande amica e connazionale di Corden, in una puntata eccezionalmente lunga un’ora.
“Trasferirsi qui in America otto anni fa è stato un passo enorme per me e la mia famiglia”, ha detto Corden nel suo monologo. “Abbiamo iniziato questo show con Obama, poi con Trump, poi con una pandemia globale, e ho visto l’America cambiare molto in questi otto anni. Ho visto crescere le divisioni, ho visto e sentito crescere un senso di negatività che a tratti è sfociato in un’ebollizione”, ha proseguito il conduttore.
Che poi ha rivolto un accorato appello al popolo americano: “Vi imploro di ricordare cosa rappresenta l’America per il resto del mondo. Per tutta la mia vita, è sempre stato un luogo di ottimismo e di gioia, e sì, ha dei difetti – tanti. Ma mostratemi un Paese che non ne abbia”, ha chiosato Corde, invitando i telespettatori statunitensi a non soccombere a coloro che “cercano di fomentare le differenze”.