Bye bye Ya Ya.
Il panda gigante cinese che ha trascorso gli ultimi 20 anni di vita allo zoo di Memphis è atterrato nel pomeriggio a Shanghai, per il giubilo dei molti cinesi che ne hanno atteso a lungo il ritorno in patria.
Negli scorsi giorni è infatti arrivato a scadenza il prestito concordato dal parco del Tennessee con l’Associazione cinese dei giardini zoologici, che nel 2003 aveva portato negli USA la mammifera oggi 22enne. L’accordo – suggellato nell’ambito della celebre panda diplomacy di Pechino – è però divenuto oggetto di numerose polemiche da parte dei cittadini del Dragone, secondo cui il loro animale-simbolo sarebbe stato maltrattato dagli esperti USA.
A dimostrarlo sarebbe non solo il colorito smunto dell’erbivoro, ma anche la recente morte (a febbraio) del 25enne Le Le – il partner maschio di Ya Ya – che come la sua compagna sarebbe dovuto tornare in Cina alla fine del mese. E così,cCome per rivalsa, migliaia di utenti social cinesi hanno rilanciato un’immagine dell’emittente cinese Phoenix News che mostra Ya Ya lasciare un puzzolento “ricordino” allo zoo prima di imbarcarsi sul volo per l’Estremo Oriente.
Le accuse di maltrattamenti sono state però seccamente smentite dallo zoo, i cui esperti in un’intervista all’Associated Press hanno definito la coppia “tra gli animali più viziati del pianeta”. Secondo gli statunitensi, a uccidere Le Le sarebbe stato un problema cardiaco, mentre Ya Ya pur godendo di piena salute soffrirebbe di una disfunzione cutanea che “occasionalmente fa apparire il suo pelo sottile e a chiazze”. Entrambe le condizioni, comunque, sembrano del tutto compatibili con l’avanzata età dei due panda – che in cattività hanno un’aspettativa di vita massima di circa 25-30 anni.
Peraltro anche alcuni specialisti veterinari cinesi, arrivati appositamente a Memphis qualche mese fa, avevano raggiunto le stesse conclusioni dei colleghi statunitensi. Ma questo non ha impedito ad altri internauti cinesi di chiedersi se la Cina possa andare oltre la “diplomazia dei panda”. “Quando saremo abbastanza forti da non aver bisogno dei panda come ambasciatori?”, si legge in un commento sul social network cinese Weibo.
Quasi l’intera popolazione globale di panda giganti è infatti concentrata in Cina, e da più di mezzo secolo Pechino ‘affitta’ il suo animale nazionale a diversi Paesi – in parte per garantirne la preservazione, ma anche per dare una migliore immagine del Paese all’estero. Nella sua forma moderna, il fenomeno risale almeno al 1972, quando la Cina donò due panda giganti agli Stati Uniti, avviando di fatto il disgelo che 7 anni dopo avrebbe portato allo storico incontro tra Mao Zedong e Richard Nixon.