Partire dal piano di pace presentato dalla Cina per arrivare a una tregua con Kyiv. È questa l’intenzione del presidente russo Vladimir Putin nel secondo giorno di incontri con il suo omologo cinese – e principale alleato globale – Xi Jinping.
Secondo il leader del Cremlino, recentemente incriminato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, l’Occidente e Kyiv non sono però ancora pronti per una risoluzione pacifica del conflitto scoppiato un anno fa. Ad illustrare il concetto è stato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che ha più esplicitamente accusato “Washington e le capitali europee” di “impedire a Kyiv di negoziare la pace sotto alcun pretesto”.
Xi, alla sua prima visita di Stato dopo aver la storica terza rielezione in patria, ha chiacchierato ieri con Putin per più di quattro ore nel Gran Palazzo del Cremlino. I due alleati e “amici intimi”, come si sono definiti a vicenda, hanno tenuto una corposa cena di Stato a base di piatti tipici russi e gelato (di cui il leader cinese andrebbe ghiotto), e il capo di Stato cinese avrebbe invitato Putin a visitare la Cina entro quest’anno.
Intervenendo martedì ai colloqui formali tra le due delegazioni, Putin ha poi sottolineato come l’interscambio bilaterale russo-cinese sia aumentato del 30% lo scorso anno, raggiungendo i 185 miliardi di dollari – che saliranno a più di 200 miliardi di dollari per la fine del 2023.

Pur non rinnegando l’amicizia “senza limiti” con la Russia, sinora Pechino non ha però mai apertamente approvato l’aggressione militare di Putin, limitandosi a richiamare le due parti belligeranti al “dialogo” e alla “pace” ed accusando gli USA e la NATO di aver incitato il Cremlino ad usare la forza bruta.
Il Governo cinese ripete peraltro da tempo la sua volontà di fungere da mediatore. “La Cina mantiene contatti con tutte le parti“, ha ribadito il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, rilanciando la possibilità che Xi abbia un confronto telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine della sua visita moscovita. Se il lavoro degli sherpa diplomatici dovesse andare in porto, sarebbe il primo colloquio tra i due capi di Stato dall’inizio della guerra in Ucraina.
Lo scorso mese, la diplomazia del Dragone ha persino avanzato un piano di pace in 12 punti – che si limita però a dichiarazioni di principio relative al rispetto dell’integrità territoriale e all’abbandono di una “retorica da Guerra Fredda”, senza offrire alcuna specifica concreta su come fermare il conflitto.
La Casa Bianca ha espresso ostilità nei confronti degli sforzi di Pechino per mediare una tregua nel conflitto, ritenendo che ad oggi la cessazione delle ostilità significherebbe di fatto far rifiatare le truppe di Mosca e cristallizzare le sue annessioni territoriali illegali nel Donbass.
Per Washington, la visita di Xi a Mosca sottolinea inoltre che “la Cina non sente alcuna responsabilità di ritenere il Cremlino responsabile delle atrocità commesse in Ucraina”, come sostenuto dal segretario di Stato USA Antony Blinken. “Invece di condannare questi gravi crimini, (Pechino) preferisce fornire una copertura diplomatica alla Russia per continuare a commetterli”, ha aggiunto il capo della diplomazia a stelle e strisce.
Il timore di Washington è che il supporto di Pechino a Mosca non si limiti alla sfera politica. Secondo il New York Times, una settantina di società cinesi avrebbero infatti venduto alla Russia droni e componenti per oltre 12 milioni di dollari dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Alla fine della scorsa settimana, era stato invece Politico a riportare come diverse compagnie cinesi – tra cui una controllata direttamente dal Governo comunista – avrebbero fornito fucili d’assalto ed altro equipaggiamento militare a Mosca nella seconda metà dello scorso anno. La Cina, tuttavia, continua a smentire fermamente qualsiasi coinvolgimento militare anche indiretto in Ucraina.
In attesa di fare chiarezza sulla dichiarata imparzialità dei cinesi, il Pentagono ha intanto deciso di accelerare la fornitura di carri armati Abrams all’Ucraina – che potranno essere dispiegati sul campo non più in 1-2 anni ma in 8-10 mesi.
Together with #Japan's PM Kishida Fumio @kishida230 we visited #Bucha which survived 🇷🇺 occupation last year.🇺🇦is grateful to government of 🇯🇵for helping us to overcome difficult winter& providing generators to our people.
With such partners as Japan, we will rebuild our country. pic.twitter.com/YXeHDaahjm— Emine Dzheppar (@EmineDzheppar) March 21, 2023
Nella mattinata di martedì a Kyiv è infine arrivato a sorpresa il premier giapponese Fumio Kishida, che ha trasmesso un messaggio di unità e sostegno di Tokyo nei confronti dell’Ucraina. Secondo i media nipponici, Kishida ha visitato una chiesa a Bucha, una cittadina alla perfieria di Kyiv che è diventata un simbolo delle atrocità russe contro i civili, rendendo omaggio alle vittime.
Si tratta della prima visita di un premier giapponese in una zona di guerra dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, mentre il rivale cinese approfondisce i rapporti con Mosca. A sottolineare come il conflitto ucraino non abbia diviso solo l’Europa.
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