Le ultime parole di Rasheem Carter, un ragazzo di colore del Mississippi, riecheggiano ancora nella testa di sua madre: “Ci sono degli uomini bianchi che mi seguono con un pick-up”.
Poi il silenzio, la sparizione e l’atroce scoperta qualche girono più tardi: il suo corpo trovato in un bosco a sud di Taylorsville con la testa mozzata.
Giorni prima della denuncia di scomparsa, Carter aveva discusso con la madre circa alcune preoccupazioni per la sua sicurezza, descritte in un messaggio di testo tra i due. Dopo aver specificato un nome da cui Carter si sentiva minacciato, scriveva “se succede qualcosa… è lui il responsabile. Ha fatto in modo che questi tizi volessero uccidermi”.
“Mio figlio mi ha detto che c’erano alcuni uomini bianchi che volevano ucciderlo – ha raccontato la madre alla polizia – E nel momento in cui me lo ha riferito, come madre, sapete, ho dovuto pensare in fretta. Così gli ho suggerito di andare alla stazione di polizia perché in cuor mio sentivo che lo avrebbero servito e protetto come sono obbligati a fare”.
Carter si è recato in due diverse occasioni prima della sua scomparsa al Dipartimento di Polizia di Taylorsville, che adesso indaga sull’omicidio convinto che l’azione non si possa ricondurre a un solo colpevole ma a un gruppo. Pista che porta a pensare che i killer siano proprio gli uomini da cui Rasheem si sentiva minacciato.