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March 17, 2023
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La grande migrazione nell’arte al BkM

Al Brooklyn Museum fino al 25 giugno l’esposizione “A Movement in Every Direction: Legacies of the Great Migration”

Maria Teresa ZoncabyMaria Teresa Zonca
La grande migrazione nell’arte al BkM

Robert Pruitt A Song for Travelers / courtesy of the artist / image courtesy Adam Reich

Time: 3 mins read
Sette milioni. Più che un esercito. Molto più di quanto si possa immaginare. Sono le persone che in due differenti momenti ben distinti  tra il 1915 e il 1970 si sono mosse dal Sud al Nord per sfuggire ad angherie e razzismo, per cercare lavoro ed un futuro migliore.
Afroamericani, che per lo più vivevano in stati schiavisti. Nessuno prestava loro assistenza, ma nonostante tutto speravano nel domani, nel futuro che stava avanzando, nell’istruzione, nell’industria.
New York, insieme a Chicago, è stata una delle mete di questi uomini e donne disposti a tutto per una svolta. Arrivavano soprattutto dal Texas, dalla California, dalla Louisiana, dall’Alabama, dal Mississippi. Quattordici gli Stati da cui fuggivano, ignari che comunque si sarebbero trovati di fronte a discriminazioni persistenti e a guerre intestine con altri migranti provenienti da altri Paesi del mondo.
Non andarono solo al Nord, ma cercarono riparo e rifugio dal razzismo in ogni direzione degli Stati Uniti.
La caccia di un altrove sereno, in cui poter alzare lo sguardo. Ecco cosa ha spinto questo fiume di occhi, mani, schiene curve, bimbi e nonni, donne e uomini, piedi nudi e calli verso l’ignoto.
“A Movement in Every Direction: Legacies of the Great Migration” al Brooklyn Museum, racconta per immagini, ma non soltanto, questo dramma umano, alla radice di un cambiamento radicale della composizione demografica. Lo fa senza riesaminare i traumi del passato, bensì valorizzando quella autodeterminazione che ha portato ad una svolta, in molti casi artistica.
Akea Brionne – School children / courtesy of the artist

Nelle opere esposte ci sono tracce lasciate dalla Grande migrazione in chi l’ha vissuta in prima persona, o in chi è figlio o nipote di chi ha avuto l’ardire di scrollarsi di dosso polverosi e ignobili resti di sottomissioni non dovute ma patite. Magari partendo da dove la fuga è cominciata.

Come Akea Brionne, nata a New Orleans nel 1996, che espone un arazzo realizzato l’anno scorso dedicato a una scuola per bimbi neri. L’arte di Akea si spinge ad esplorare la relazione tra l’identità creola postcoloniale e la geografia sociale. Lo fa con i tessuti, sui quali imprime tracce della memoria dell’identità nera in America. Alcune delle sue opere sono state acquisite dal Baltimora Museum of Art e dal Wellin Museum.
Ma c’è anche Robert Pruitt, nato in Texas nel 1975 ed ora residente a New York. Il Brooklyn Museum ha scelto di esporre una sua opera realizzata in parte a carboncino, poi a pastello, montata su quattro pannelli di alluminio. E’ un omaggio alle origini della musica nera nata da dolori profondi. Un urlo intonato, “A Song for Travelers”, che è già stato esposto al Mississippi Museum of Art. Pruitt segue un percorso artistico apparentemente illogico, ma rivelatore. Dall’hip hop alla scienza, dalla tecnologia ai fumetti, fino alle lotte politiche. Il suo racconto include momenti passati, ma immagina anche quelli futuri. “Ho spostato alcuni pensieri verso la rivisitazione del mondo da cui provengo – dice di sé nella sua biografia – Mi interessa provare a concretizzare alcune di quelle cose effimere che ho visto o sentito”.
Larry Cook – Savannah / courtesy of the artist

Poi, come detto, ci sono le fotografie. Come quelle di Larry W.Cook, nato a Silver Spring ed ora residente a Washington.“Savannah”, ad esempio, stampa a getto di inchiostro. Fa parte di una serie più ampia di foto, “Let My Testimony Sit Next to Yours”, ovvero lascia che la mia testimonianza sieda accanto alla tua. Anche Cook non è nuovo a esposizioni e a personali, una a Berlino, nel 2020, e lo scorso anno a Palazzo Bembo, a Venezia.

Una mostra, quella al Brooklyn Museum, che è un percorso nella conoscenza e che offre punti di vista non banali anche attraverso installazioni. Inaugurata il 3 marzo, sarà visitabile fino al 25 giugno al quarto piano del museo, dove ha sede l’ Elizabeth A. Sackler Center for Feminist Art e Morris A. e Meyer Schapiro Wing.
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Maria Teresa Zonca

Maria Teresa Zonca

Nata ad Aosta, è giornalista professionista e dal 1997 lavora per la Tgr Rai. Ha collaborato con La Stampa, La Repubblica, Il Messaggero, Il Mattino di Napoli, con Radio 105 e Radio Montecarlo. La sua passione è raccontare New York, città in cui si rifugia appena può.

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