
Nelle opere esposte ci sono tracce lasciate dalla Grande migrazione in chi l’ha vissuta in prima persona, o in chi è figlio o nipote di chi ha avuto l’ardire di scrollarsi di dosso polverosi e ignobili resti di sottomissioni non dovute ma patite. Magari partendo da dove la fuga è cominciata.

Poi, come detto, ci sono le fotografie. Come quelle di Larry W.Cook, nato a Silver Spring ed ora residente a Washington.“Savannah”, ad esempio, stampa a getto di inchiostro. Fa parte di una serie più ampia di foto, “Let My Testimony Sit Next to Yours”, ovvero lascia che la mia testimonianza sieda accanto alla tua. Anche Cook non è nuovo a esposizioni e a personali, una a Berlino, nel 2020, e lo scorso anno a Palazzo Bembo, a Venezia.
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