Lasciato per ore in una cella d’isolamento al freddo e morto di ipotermia. Sarebbe stata questa la scioccante morte di Anthony Mitchell, un 33enne dell’Alabama con problemi mentali deceduto mentre in custodia delle autorità.
A sostenerlo è la famiglia della vittima, che ha perciò deciso di fare causa alla polizia della contea di Walker, in Alabama. Mitchell è ufficialmente morto lo scorso 27 gennaio, meno di due settimane dopo essere stato detenuto per tentato omicidio a causa di una crisi in cui aveva preso a minacciare di uccidere se stesso e altre persone.
L’uomo è scappato nei boschi vicini e si stava nascondendo in un capanno quando lo hanno rintracciato.
Nella denuncia di 37 pagine, la famiglia sostiene che si tratti di “uno dei più atroci episodi di tortura carceraria che il Paese abbia mai visto”. Nei documenti depositati in tribunale si ipotizza che la vittima sia stata spogliata e costretta su una sedia in una cella d’isolamento – nella quale l’uomo sarebbe rimasto “almeno cinque ore” prima di essere trasferito in ospedale Walker Baptist Medical Center, dove i medici hanno provato a rianimarlo (senza successo) per ben tre ore.
Lo sceriffo della contea sostiene che Mitchell fosse “sveglio e ricettivo” al momento del ricovero – ma alcuni filmati, che mostrano il corpo apparentemente esanime dell’uomo, sembrano dimostrare il contrario.
Anche i medici sembrano ormai convinti che ad uccidere l’uomo sia stata l’ipotermia. “Non sono sicuro delle circostanze in cui il paziente è stato detenuto, ma è difficile capire una temperatura rettale di 22 gradi centigradi, quando si è detenuti in carcere”, afferma uno dei dottori nei documenti.
La polizia sostiene invece che l’imputato fosse stato trasferito in ospedale per “ulteriori valutazioni” dopo un “controllo medico di routine”. Secondo gli agenti, l’uomo avrebbe lasciato il carcere in condizioni normali, e sarebbe stato poi proprio all’interno del nosocomio che il detenuto avrebbe avuto “un’emergenza medica”.
Oltre alla magistratura, sul decesso di Mitchell sta indagando anche l’Agenzia per le forze dell’ordine dell’Alabama.
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