Non vuole neanche che si conosca il suo nome.
È entrato nell’ambasciata turca a Washington e ha regalato 30 milioni di dollari per soccorrere i terremotati in Turchia e Siria. Ma non ha voluto che il suo nome diventasse pubblico.
La notizia è stata resa nota da un tweet del primo ministro pakistano Shehbaz Sharif che si è detto “profondamente commosso”, e ha commentato: “Questi sono atti di filantropia così gloriosi che consentono all’umanità di trionfare su avvenimenti apparentemente insormontabili”.
Non sappiamo niente dell’individuo che ha compiuto quest’atto di generosità, ma sappiamo che in questi ultimi giorni l’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite ha comunicato che effettivamente l’aiuto migliore che si può dare in questo momento ai 13 milioni e mezzo di cittadini che vivono nell’area colpita dal terremoto a cavallo fra la Turchia e la Siria è proprio di carattere finanziario.
I soldi verranno distribuiti alle organizzazioni non governative che operano sul posto perché possano comprare quello che è più necessario per la sopravvivenza delle persone scampate al terremoto. Mentre i numeri ufficiali delle vittime superano quota 30 mila, e si sospetta che nelle macerie ci siano ancora circa 200.000 corpi da recuperare, la cosa anche più terribile è che molti dei sopravvissuti stanno adesso cedendo alle gravi condizioni in cui si trovano. Manca cibo, riscaldamento, farmaci, tende, e anziani e bambini rischiano di non farcela.
Gli scampati si sono riparati a migliaia negli stadi, alcuni hanno ottenuto delle tende dal governo turco, altri delle stuoie, molti però insistono a rimanere vicini alle macerie dei loro palazzi nella speranza che avvenga un miracolo e qualche loro caro venga estratto dalle macerie. Anche molti membri delle squadre di soccorso si trovano a dormire per strada, per il rischio delle scosse di assestamento.
E il rischio c’è, tant’è che abbiamo visto proprio ieri un gruppo di soccorritori rimanere travolti e feriti dalle macerie di un muro che si è sfracellato sulle loro teste, mentre stavano cercando di salvare una ragazza. Uno dei 19 cani di soccorso inviati dal Messico, Proteo, ha perso la vita, intrappolato mentre cercava di raggiungere un altro sopravvissuto.
Gracias #Proteo por tu heroica labor, cumpliste la misión #perrito del #EjércitoMexicano #fuerzaturquia🇹🇷 #sismo #esperanza pic.twitter.com/bQdgxT3wnH
— @SEDENAmx (@SEDENAmx) February 12, 2023
Anche più grave è la situazione in Siria, dove nonostante certe concessioni per il passaggio di convogli di soccorso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la tensione della guerra civile non si ferma e il rischio per i soccorritori è di restare intrappolati fra le due parti che guerreggiano, i guerriglieri ribelli che dominano nella zona colpita dal terremoto e le truppe governative che li assediano. Non è neanche chiaro quante siano le vittime in Siria, perché non c’è un’autorità che le conta ufficialmente come invece succede in Turchia.
Il generoso regalo del ricco cittadino pakistano si aggiunge allo sforzo che tutto il mondo, e il Pakistan stesso sta facendo. Sabato, l’autorità nazionale pakistana per la gestione dei disastri ha dichiarato su Twitter che altre due spedizioni di soccorso stavano volando verso “le sorelle e i fratelli” della Turchia per fornire aiuti.