Andrea Prencipe un’idea chiara della strada che la Luiss deve percorrere ce l’ha. È Rettore della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali dal 2018 e in questi quasi cinque anni, l’Ateneo di cui è al vertice, è cresciuto molto, scalando le principali classifiche delle università più prestigiose al mondo.
Innovazione, internazionalizzazione, interdisciplinarità. L’università ogni anno cambia pelle, dando agli studenti gli strumenti per essere pronti alle esigenze e alle complessità del mercato del lavoro.
Un mercato che cambia continuamente e che si rivolge alla Luiss sapendo di trovarvi un bacino di futuri professionisti sui quali poter contare. “Le aziende e la pubblica amministrazione – racconta Prencipe – hanno una caratteristica comune: fanno richieste sempre più mutevoli. Tre anni fa, prima del covid, volevano dei ‘leader digitali’, invece oggi il panorama è cambiato radicalmente. La sfida per noi non è quella di creare profili professionali precostituiti, ma ancoraggi intellettuali flessibili”.

Per farlo, il Rettore ha portato tra via Pola, Parenzo e viale Romania il modello didattico “enquiry based”, dove gli studenti non sono più attori passivi, ma ricercatori che si fanno domande, mettono in discussione ciò che apprendono e si danno risposte ragionate.
Prencipe utilizza una metafora dalla quale dice di essere ormai dipendente: la cassetta degli attrezzi. Un box di competenze che gli studenti devono crearsi e utilizzare per fare la loro parte nel mondo del lavoro, creare nuove professioni, innovare e dare un contribuito alle realtà già esistenti che magari hanno bisogno di un nuovo innesto per compiere un definitivo salto di qualità.
Molta importanza, nel discorso del Rettore, è data alla mentalità. “Bisogna essere elastici, tenere sempre spazio per imparare cose nuove ed essere in grado di disimparare”. Un termine particolare, detto da un accademico.
“In che senso?”, domando. “Disimparare – risponde – significa che quando le necessità delle imprese cambiano, i profili professionali devono essere in grado di mettere da parte le conoscenze già acquisite e metabolizzarne di nuove da utilizzare nel contesto che si è venuto a creare”. Lasciarsi alle spalle ciò che si era già capaci di fare e ricominciare da zero.
Chi lo sa bene è Ornella Barra, Chief Operating Officer – International di Walgreens Boots Alliance (il colosso americano del pharma) ospite alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico nella sede Luiss di Viale Pola. La rivista Fortune la definisce una delle donne più potenti al mondo, ma non dimentica da dove è partita, una piccola farmacia di Chiavari. “Dobbiamo apprezzare le opportunità che abbiamo nella vita, ma allo stesso tempo essere consapevoli che sia necessario fare delle scelte. Avere la fermezza di prendere decisioni anche dure e accettarne le responsabilità che ne conseguono”.
E poi “mettere passione in tutto ciò che fate, perché la passione è l’ingrediente necessario per creare qualcosa di importante per sé e gli altri. Siate felici dei traguardi raggiunti, ma continuate a guardarvi intorno: cogliete al volo le opportunità che vi si presentano e non aspettate che bussino alla vostra porta. Andate a cercarle”.

Parole di peso, che gli studenti hanno ascoltato con attenzione, raccolti in un Ateneo che continua a creare nuovi stimoli e strade da percorrere. Come dimostrato lo scorso novembre, quando l’università ha lanciato la Luiss US Foundation e inaugurato il nuovo Master “Trans-Atlantic Business Executive” (TABE): un’opportunità per formare manager e professionisti in grado di intercettare le sfide economiche e commerciali tra le due sponde dell’Oceano, coltivando allo stesso tempo i rapporti con le università americane dove permette ai suoi studenti di svolgere l’Exchange, da George Washington University fino alla Fordham di New York.
“La partnership transatlantica è fondamentale e diventerà sempre più importante – continua Prencipe – anche alla luce delle dinamiche geopolitiche che stanno caratterizzando le relazioni internazionali in questo momento”.
Il mondo reale, in parole povere, quello che gli studenti si troveranno di fronte una volta usciti dalle aule universitarie. “Devono essere pronti ad affrontarlo e per farlo è utile aver vissuto, durante il percorso accademico, esperienze extracurricolari”. Stage, volontariato, lavori part-time. Attività indispensabili per la crescita personale dei ragazzi, che non possono accontentarsi della compagnia dei libri, ma devono costruirsi un futuro stando in mezzo alle persone, affrontando sfide e difficoltà.

E facendo network, la parola magica a New York che anche in Italia ha acquisito valore. “Non si può fare a meno del networking – spiega il Rettore – un’attività che deve cominciare già durante il percorso formativo. Noi incoraggiamo molto i nostri studenti perché partecipino agli eventi organizzati dagli Alumni (oltre 53.000 nel mondo, ndr) e ai programmi di scambio internazionale, che ampliano notevolmente la rete interpersonale”.
Un’abilità che tutti possono imparare, anche chi non è caratterialmente predisposto. “C’è un elemento innato, ma nulla che non possa essere affinato. È come l’atteggiamento imprenditoriale. Alcuni sono intraprendenti per natura, altri invece devono essere solleticati e sollecitati. Ma tutto questo non si impara nelle aule: si apprende fuori, stando in mezzo alle persone. Sono le cosiddette soft skills, che noi oggi chiamiamo human skills”.
Attitudini che per essere apprese richiedono tempo e pazienza, come un albero da coltivare o un grattacielo da costruire.
“Facciamoci ispirare dal passato – conclude Prencipe – I greci dicevano gnōthi sautón, conosci te stesso prima degli altri. Solo così potrai sfruttare a pieno le opportunità che il mondo ti offre”.