Non è solo un’università. Luiss è un modo di vivere, di guardare il futuro e di non sentirsi mai appagati. Non basta dominare le classifiche, o essere presi a modello dal Financial Times. Ora, in Luiss, l’orizzonte si allarga e arriva negli Stati Uniti.
È per questo che Paola Severino, avvocato e ministra della giustizia nel governo Monti (prima donna a ricoprire quella carica), oggi Vice Presidente dell’ateneo romano, è passata da New York prima di approdare a Washington.
La incontriamo a Manhattan, nella lobby dell’hotel dove alloggia e la prima domanda è proprio sul perché la Libera Università degli Studi Sociali abbia scelto di investire proprio negli Usa.

“Sentiamo gli Stati Uniti molto vicini. Questa iniziativa serve per riaffermare il nostro spirito internazionale, una caratteristica che insieme all’interdisciplinarità e all’imprenditorialità abbiamo nel Dna”.
Il primo passo sarà il lancio, il 29 ottobre, della “Luiss US Foundation”, un hub operativo per la raccolta fondi e la ricerca di nuovi azionisti sul territorio americano che attingerà da idee e risorse della community degli Alumni dell’Ateneo, un network di oltre 54.000 professionisti in cinque continenti.
Uno dei punti di forza della Luiss è infatti la capacità di inserire i propri studenti nel mondo del lavoro subito dopo aver terminato il ciclo di studi. Lo dicono i numeri: il 94% dei laureati in economia trovano impiego entro un anno dal conseguimento del titolo. Impiego che ora, grazie alla presenza della Professoressa Severino, che a Washington sarà accompagnata dal Rettore Andrea Prencipe e dal Prorettore all’Internazionalizzazione Raffaele Marchetti, potrà essere considerato anche negli Stati Uniti.
“Avere persone meritevoli e di nostra conoscenza negli Usa è un ottimo modo per iniziare una catena che arrivi fino all’Italia e sia capace di portare qui studenti di valore. Grazie a questi collegamenti un buon laureato Luiss potrà venire chiamato da professionisti che già si trovano all’estero”.
Studenti Luiss che, per arrivare pronti allo sbarco oltreoceano, potranno anche iscriversi al nuovo Master “Trans-Atlantic Business Executive”, creato in collaborazione con sei tra le più prestigiose università del mondo: George Washington University (GWU), SciencesPo, Uni Ottawa, Hertie School di Berlino, King’s College di Londra e l’Universitè Libre de Bruxelles (ULB).

Anche lì, la parola d’ordine sarà interdisciplinarità. “Si tratta di un percorso che crea la propria specializzazione sul tema dei rapporti transatlantici – racconta Severino – come ad esempio la capacità di negoziare, di analizzare le caratteristiche dell’economia dei paesi aldilà dell’atlantico, in modo da rendere più facile il flusso di studenti e specializzati tra Italia e Usa. Vogliamo creare un ponte culturale che si trasferirà poi anche in altri settori”.
Non è infatti un mistero che l’Italia sia uno tra i più fedeli alleati di Washington. Per la Severino, questo rapporto non cambierà con il governo Meloni. “Anche se in maggioranza – chiedo – insieme a Fratelli d’Italia siedono Berlusconi e Salvini, due leader che negli anni hanno stretto rapporti e addirittura amicizie personali con Putin?”.
“Quando si passa da un ambito parlamentare a un ambito governativo – spiega la Vicepresidente Luiss – la necessità di governare il Paese porta ad avere atteggiamenti costruttivi e per l’Italia mantenere un rapporto con gli Usa è fondamentale. Con la Meloni, in questo, vedo grande continuità con gli esecutivi del passato e penso che il fatto che tra le sue prime iniziative ci sia stato quello di avere un contatto telefonico con Joe Biden lo dimostri”.

Più passano gli anni e più dunque l’Italia deve ritagliarsi il posto di grande potenza mondiale che nel dopoguerra riuscì con fatica a conquistare. Lo stesso, nel mondo accademico, cerca di fare la Luiss, che nel 2022 ha ottenuto la prima posizione del QS World University Ranking tra i confini nazionali e la 22ª al mondo per gli Studi Politici ed Internazionali: numeri determinati dalla reputazione dei propri ricercatori e la preparazione di laureate e laureati.
“Ma c’è un modo in cui, nel lungo termine, la Luiss sarà in grado di sfidare anche le grande Ivy League americane?”. “Ci avvicineremo molto al vertice della classifica, che comunque è fatta appositamente per le università anglosassoni. Alcuni criteri di giudizio si adattano difficilmente agli atenei di altri Paesi, come ad esempio quello della ‘reputation’, che viene scambiata prevalentemente tra università simili tra di loro. È difficile che un’università americana esprima un giudizio su una italiana. Noi puntiamo molto sulla qualità d’insegnamento, che dall’estero stanno iniziando a imitarci, e cerchiamo di prendere da loro il modo di condurre le lezioni, senza dubbio più dinamico e innovativo”.
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