È una questione di diritti. Può una persona contraria ai matrimoni tra persone dello stesso sesso essere forzata, contro la sua volontà, a disegnare un sito web che pianifica le unioni LGBTQ? Ovvero, può il primo emendamento della Costituzione, che sancisce la libertà di pensiero ed espressione, essere usato per discriminare?
Lo dovranno decidere i giudici della Corte Suprema che ieri hanno ascoltato un caso portato dai legali di una web designer del Colorado che si è rifiutata di creare siti web per matrimoni tra persone dello stesso sesso, giustificando la sua decisione che una legge statale contro la discriminazione non può obbligarla a creare un sito web se lei è contraria. Una decisione che potrebbe avere profonde implicazioni.
Il dibattito di due ore e mezza si è incentrato sul fatto che alle coppie dello stesso sesso sarebbero stati negati i disegni dei siti Web di matrimoni a causa del loro status di individui LGBTQ.
La legge del Colorado vieta alle imprese pubbliche di discriminare sulla base dell’orientamento sessuale. Il giudice Clarence Thomas è stato uno dei numerosi conservatori che si sono chiesti se un progettista di siti Web sia più un artista che non il gestore di un’attività commerciale.
Lo Stato del Colorado e i suoi sostenitori affermano che una vittoria per la designer, Lorie Smith di 303 Creative, avrebbe conseguenze molto più ampie. Se un’azienda può rifiutarsi di creare un sito Web per una coppia LGBTQ sulla base di un’obiezione al matrimonio tra persone dello stesso sesso, dicono, non potrebbe anche rifiutarsi di crearne uno per una famiglia interrazziale?

Il giudice Samuel Alito sembrava contrario a questo argomento. I giudici liberali sembravano per lo più allineati a favore della legge del Colorado. Il giudice Ketanji Brown Jackson ha paragonato l’approccio del progettista del sito web, a quello di uno studio fotografico degli anni 40-50 quando nelle fotografie si mostravano solo bambini bianchi con Babbo Natale. “Quel fotografo – ha retoricamente chiesto – potrebbe riprendere solo bambini bianchi e rifiutarsi di fotografare bambini neri?”.
Quattro anni fa la Corte Suprema si schierò con un fornaio del Colorado che si rifiutò di creare una torta nuziale personalizzata per una coppia dello stesso sesso. Ma quella decisione si è concentrata strettamente sul modo in cui la commissione statale per i diritti civili ha trattato il fornaio, Jack Phillips. Il tribunale non si è pronunciato su questioni più ampie su dove tracciare il confine tra la libertà religiosa o di pensiero di un imprenditore in rapporto ai diritti LGBTQ.
La mancanza di chiarezza su tale questione ha portato ad altre cause legali, tra cui quella di un fioraio nello stato di Washington che si è rifiutato di fornire i fiori per un matrimonio tra persone dello stesso sesso. La Corte Suprema ha rifiutato di ascoltare quel caso l’anno scorso.
Lo scorso anno una giuria di tre giudici della Corte d’Appello del 10° Circuito federale con sede a Denver si è pronunciata contro Lorie Smith. La corte però ha convenuto che i siti web sono una forma di espressione. Ha anche affermato che la legge antidiscriminazione dello stato obbliga la Smith a creare i siti che celebrano il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Ma il caso era era stato impostato sul modo per prevenire la discriminazione e garantire “parità di accesso” a beni e servizi offerti nello Stato. Finora non si è mai discusso alla Corte Suprema su un caso che costringa il gestore di una attività creativa ad usare la sua arte per un’opera che l’artista non vuole produrre. Sempre che il web designer sia un artista. La decisione è attesa per il prossimo anno.