Sfidando i moniti della Cina, l’amministrazione Biden ha approvato la vendita a Taiwan di armi per 1,1 miliardi di dollari. Il pacchetto comprende 60 missili antinave Agm-84L Harpoon Block II per 355 milioni e 100 missili aria-aria Aim-9X Block II Sidewinder per 85,6 milioni, oltre a 655,4 milioni per l’estensione di un contratto per la sorveglianza radar.
Pechino rilancia minacciando che “adotterà risolutamente contromisure legittime e necessarie” se gli Stati Uniti non rinunceranno alla nuova vendita di armi a Taipei. Ma Washington non sembra temere la reazione del Dragone e aumenta la pressione su altri fronti, ad un mese e mezzo dal XX Congresso del Partito comunista che conferirà al presidente Xi Jinping un inedito terzo mandato da segretario generale del Pcc.
La Casa Bianca ha infatti annunciato che a fine settembre Joe Biden accoglierà i leader delle isole pacifiche per quello che sarà il primo summit del genere. La mossa mira chiaramente a contrastare la crescente influenza della Cina nella regione, come dimostra la vicenda delle isole Salomone, che dopo un accordo con Pechino hanno vietato alle navi americane di attraccare nei loro porti.

L’obiettivo di Washington è dichiarato apertamente nell’ampio spettro della cooperazione: “la sicurezza marittima” e “l’avanzamento di un Indo-Pacifico libero e aperto”. Washington ha inoltre dichiarato al Dragone la “guerra dei chip”, vietando a due colossi americani del settore (Nvidia e Amd) di vendere i loro microprocessori piu’ avanzati (quelli per l’intelligenza artificiale) alla seconda economia del pianeta. “Viola i principi di concorrenza leale e le regole del commercio internazionale”, ha protestato Pechino. Come se non bastasse, gli Usa incalzano la Cina anche sul fronte dei diritti umani, chiedendole conto del genocidio degli uiguri dopo il duro rapporto dell’Onu sulle “gravi violazioni” dei diritti umani nello Xinjiang.
Ma il punto di attrito più forte rimane Taiwan. La maxi fornitura di armi Usa arriva mentre Pechino continua a inviare ogni giorni navi e aerei da guerra nello stretto di Taiwan, poche settimane dopo la controversa visita della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi in segno di solidarieta’ contro la crescente pressione sull’isola, che la Cina considera parte integrante del Paese. Una visita alla quale il Dragone ha risposto con esercitazioni militari senza precedenti, lanciando per la prima volta missili sopra Taipei.
Ad aumentare i timori sono le prime scintille nei cieli intorno all’isola: nei giorni scorsi le forze armate taiwanesi hanno infatti sparato per la prima volta colpi di avvertimento contro “droni civili cinesi trovati nell’area di Kinmen”, gruppo di isole amministrato da Taiwan a pochi chilometri dalla costa continentale del Fujian.